Nei prossimi mesi il già ampio dibattito sui vaccini si amplierà su un tema ancora più delicato. E, sicuramente, avrà forti ricadute politiche. È necessario vaccinare i bambini al di sotto dei dodici anni per raggiungere l’immunità di gregge? Secondo alcuni scienziati la vaccinazione dei più piccoli è un passaggio obbligato per uscire dalla pandemia. Altri, hanno posizioni più prudenti.
Opinioni a volte contrastanti, in attesa di ulteriori approfondimenti e studi. L’aspetto principale, ovviamente, è la totale sicurezza di una campagna vaccinale nei confronti dei più piccoli. Negli Stati Uniti la Fda ha sollecitato le aziende produttrici ad ampliare la platea per gli studi clinici sull’efficacia dei vaccini a mRna nella fascia 5-11 anni.
Tra i contrari, particolarmente rilevante è la posizione di Francesco Vaia, direttore sanitario dello Spallanzani di Roma. “Sono assolutamente contrario alla vaccinazione degli under 12, per due motivi“, ha detto a Sky Tg24. “Nei bambini al di sotto dei 12 anni – ha spiegato – è statisticamente irrilevante non solo il contagio ma anche la malattia. In questo caso quindi la bilancia rischio-beneficio penderebbe tutta sulla parte del rischio”.
Il medico ha poi messo immediatamente le mani avanti da una possibile strumentalizzazione delle sue posizioni. “Il problema non è l’Rna che resta nell’organismo per cui domani facciamo i bambini con la testa d’elefante, questa è un’informazione medievale che non c’entra nulla. Il problema è che comunque noi possiamo avere degli effetti collaterali“.
Franco Locatelli, coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico, invece apre ai vaccini anti-Covid per i bambini. “Ritengo sia necessario vaccinare anche i più piccoli”, ha affermato l’esperto in un’intervista di oggi al Messaggero.
“Mi faccia ricordare che in Italia, da inizio pandemia, sono morti 28 pazienti di età pediatrica. E di questi 13 avevano meno di 10 anni. Così distribuiti: 4 sotto i 3 anni, 4 dai 3 ai 5 anni, 5 dai 6 ai 10 anni”, ha detto. “Inoltre, vaccinando i bambini eviteremo focolai anche nelle scuole elementari e dunque il ricorso alla didattica a distanza. Limiteremo la circolazione del virus e la possibilità che contagino genitori e nonni. Sia la società pediatrica italiana, sia quella americana sono favorevoli alla vaccinazione dei bambini”, ha sottolineato Locatelli.
Come mai alcuni medici sono quindi favorevoli? Non è solo una questione di immunità di gregge. Il fatto è che in una porzione molto limitata di pazienti giovani, il Covid-19 può essere associato ad una condizione più grave, inizialmente segnalata come “malattia simil-Kawasaki“.
A confermarlo, uno studio italiano dell’Università di Catania pubblicato sulla rivista Pediatric Research di Nature. “Questa sindrome – si legge nello studio – coinvolge pazienti pediatrici di tutte le età (età media 8-9 anni, metà dei casi compresa tra 5 e 13 anni). Nella maggior parte dei casi non è preceduta o accompagnata da condizioni mediche preesistenti. La metà di questi pazienti richiede un trattamento di terapia intensiva, con una mortalità compresa tra lo 0 e il 4%. Non è ancora chiaro perché solo alcuni pazienti pediatrici sviluppino questa grave condizione, ma negli Stati Uniti sono stati segnalati quasi 3500 casi fino a maggio di quest’anno”.
Gli effetti collaterali rari, in base agli studi delle case farmaceutiche includono la miocardite, un’infiammazione del muscolo cardiaco e pericardite, infiammazione del rivestimento intorno al cuore.
La Pfizer aveva precedentemente affermato di aspettarsi risultati per il gruppo di età compresa tra 5 e 11 anni a settembre. Nuove evidenze anche per bambini più piccoli, di età compresa tra 2 e 5 anni sono attesi poco più tardi. Bisogna ricordare, infine, che in ogni caso il via libera dovrà passare dall’autorizzazione e dalle verifiche delle autorità regolatorie come Fda e Ema.
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“A fine luglio i casi da infezione da Covid-19, nella popolazione pediatrica americana è raddoppiata. Anche in Italia il virus continua a colpire i più piccoli. Nel nostro Paese il 5.5 per cento di casi, con 14 decessi, riguarda la fascia di età tra i 0 e i 9 anni. Mentre il 10 per cento, con 12 decessi, la classe di età tra i 10 e i 19 anni. È vero che le manifestazioni cliniche da Covid19 nei ragazzi sono più lievi, ma non si possono escludere i decessi. Per questo il Sip auspica la rapida autorizzazione del vaccino per i bambini“.
Così la presidente della Società Italiana di Pediatria, Annamaria Staiano. “Gli studi sono stati condotti su un numero elevato di ragazzi e il risultato è del tutto a favore del beneficio rispetto al rischio. Gli effetti collaterali non sono superiori a quelli registrati per altri tipi di vaccinazioni in età pediatrica. I vaccini sono importanti per la sanità pubblica perché i bambini possono portare allo sviluppo di ulteriori varianti“, ha concluso.
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