Un vaccino contro il Coronavirus, già in lavorazione e che potrebbe essere pronto “nell’arco di qualche mese”. Per essere precisi entro il mese di settembre.
A riferirlo è Sarah Gilbert, professoressa di vaccinologia all’Università di Oxford: in un’intervista concessa all’autorevole ‘Times’ si definisce “sicura all’80%” che tale vaccino abbia effettivamente successo. Per averne definitiva conferma saranno effettuati dei test umani, pronti a partire nelle prossime due settimane.
Un vaccino da Londra (ma l’Italia c’è)
A occuparsene saranno la professoressa Gilbert e il suo team al Jenner Institute. Registrato al momento con il nome di “ChAdOx1 nCoV-19”, sarà prodotto nello stabilimento clinico di biotecnologia dell’Università. Nel progetto è coinvolto anche un produttore italiano, la Advent, che per i primi test clinici del vaccino produrrà un migliaio di dosi.
“Penso che ci sia un’alta probabilità che possa funzionare. Lo dico sulla base di altre cose che abbiamo provato con questo tipo di vaccino. Non è solo un sospetto, dato che man mano che trascorrono le settimane, abbiamo sempre più dati da analizzare. Ecco perché parlo di un 80% di riuscita”, ha spiegato al ‘Times’ la professoressa Gilbert.
OMS battuta sul tempo?
L’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva già indicato un periodo di 18-24 mesi di tempo prima di potersi aspettare risultati concreti da un vaccino, ma il team della professoressa Gilbert appare fermamente convinto di poter anticipare in maniera notevole questa tempistica.
Quest’ottimismo nasce dagli studi che il gruppo di scienziati ha effettuato sulla MERS (Middle East Respiratory Syndrome), un ceppo di Coronavirus appartenente alla stessa famiglia del COVID-19.
“Utilizzando tecnologie che già hanno funzionato per un altro tipo di vaccino contro il Coronavirus, i tempi di preparazione per gli studi clinici possono essere notevolmente abbassati“, spiega la professoressa.
Nel frattempo il Governo britannico ha già dichiarato che sarebbe disposto a finanziare la creazione di dosi massicce di “ChAdOx1 nCoV-19” se i risultati degli studi fossero promettenti.