Era il 10 febbraio scorso quando Nicola Magrini, il direttore dell’Aifa, promuoveva con le seguenti parole Novavax, il nuovo vaccino anti-Covid destinato a convincere gli ultimi indecisi. “Si tratta di un vaccino proteico, come quelli antinfluenzali. Alcuni sembrano preferirlo, quindi Novavax sarà presto un’opzione per un milione o due di persone che vogliono comunque vaccinarsi”. Per settimane era stato quindi presentato come il siero della svolta definitiva. Un vaccino capace di vincere le resistenze di chi ancora non si era voluto sottoporre all’inoculazione. I numeri della prima settimana, però, non sembrano aver sortito l’effetto sperato. Gli ultimi dati disponibili, aggiornati al 9 marzo, segnavano 10.669 somministrazioni di Novavax in tutta Italia: un sostanziale flop. L’1% delle scorte disponibili, pari a 1.023.000 dosi.
Novavax è rivolto solo ai maggiorenni. Significa che su una platea di circa 4,7 milioni di non vaccinati solo lo 0,2% è corso a farsi somministrare il farmaco che utilizza la tecnologia tradizionale delle proteine ricombinanti. Eppure, le Regioni hanno cercato di fare di tutto per attirare i No-vax. Nel Lazio, ad esempio, gli hub sono aperti anche a chi non ha la prenotazione. Basta mettersi in fila e aspettare il proprio turno. Dal 7 marzo, tra l’altro, Novavax è disponibile pure in farmacia. Allora perché c’è ancora tutto questo scetticismo tra i più restii al vaccino?
Flop di Novavax, ecco come commentano gli ‘irriducibili’ sui social
Per cercare di comprendere il motivo del flop di Novavax, è necessario andare a recuperare quello che molti utenti No-vax scrivevano sui social verso fine dicembre, poco dopo che il vaccino era stato approvato dall’Ema. “Il vaccino non è più a mRna o a vettore virale, è diverso dagli altri vaccini, ma è comunque stato creato appositamente per costringere le persone a vaccinarsi. Non cascateci”. Questa era una delle tesi che si ritrovano più di frequente nei post sul social network dei detrattori anche del vaccino Novavax. È “basato anch’esso su vettore adenovirale”.
″Anche il #Novavax utilizza la spike, che è una proteina tossica e dalla quale dipendono gran parte delle reazioni avverse”, scriveva un altro utente, che poi parlava anche del vaccino “Vla2021” sviluppato dall’azienda francese Valneva, siero che l’Ema dovrebbe approvare il prossimo anno. Un altro vaccino definito ancora più “tradizionale”, in cui viene inattivato il virus, e che quindi dovrebbe piacere, anch’esso, ai No-vax. Ma la persona commentava: “Il vaccino #Valneva a virus inattivato utilizza un cancerogeno (beta-propiolactone) per inattivare i virus”. Il post si conclude con una frase che lascia poche speranze sul fatto che l’utente possa vaccinarsi: “Mi sa che anche a questo giro #noncompronulla”.
Un altro ancora aveva commentato su Twitter le parole di un esperto e si dice “deluso” dopo l’approvazione di Novavax. Questo perché non garantisce la copertura contro la variante Omicron. “Con #Omicron la proteina spike è cambiata moltissimo, cosa ce ne facciamo di un nuovo vaccino studiato su variante alfa e beta?”, si chiedeva. Anche un altro utente sosteneva “l’inutilità” del nuovo vaccino Novavax, che non sarebbe stato, a suo parere, “pensato per Omicron”. “La proteina Spike è mutata 39 volte. Con una proteina mutata occorre un nuovo vaccino. Tengo a precisare che nemmeno il #Novavax appena approvato di può dire aggiornato. È tarato sulla Delta mentre ora c’è #Omicron”, scriveva.
C’è ottimismo nel governo, ma è probabile che le dosi inutilizzate saranno destinati ai Paesi poveri
Nonostante i numeri non siano confortanti, c’è chi predica comunque ottimismo. “C’è un’adesione tutto sommato positiva nei confronti del nuovo vaccino Novavax. Confidiamo che questa nuova opzione possa nei prossimi giorni convincere qualche cittadino scettico, che non si è ancora vaccinato, a farlo”, dichiara il sottosegretario alla Salute Andrea Costa. Al momento, però, le fiale resteranno nei frigoriferi. E sono destinate ad aumentare. Il commissario Francesco Paolo Figliuolo, infatti, ha annunciato che stanno per arrivare altri due milioni di dosi. Se non ci sarà un cambio di marcia, è probabile che verranno donate ai Paesi poveri. Come è già stato stabilito per gran parte delle prossime forniture di Pfizer e Moderna.