Il cancro ha un costo economico molto alto per i malati e le rispettive famiglie. Mediamente, ogni anno, chi ne è affetto spende 1.841 euro sia per ricevere prestazioni sanitarie che dovrebbero essere a carico dei servizi sanitari regionali, sia per gli spostamenti dalla propria città di residenza. È quanto emerso dai dati raccolti per un’indagine pubblicata sulla rivista The European Journal of Health Economics , promossa dalla Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (Favo), e presentati negli scorsi giorni alla Camera dei Deputati a Roma.
260 euro annui per esami diagnostici
“Grazie al Sistema sanitario in Italia i costi delle terapie sono “coperti”, ma pure da noi chi si ammala spesso deve affrontare una serie di spese extra anche molto rilevanti, a cui si aggiunge una diminuzione delle entrate per il calo della produttività e le ricadute sul lavoro”, ha sottolineato Francesco Perrone, presidente eletto dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) e direttore dell’Unità Sperimentazioni Cliniche dell’Istituto Nazionale Tumori Pascale di Napoli. In particolare, dall’indagine è emerso che la voce che più sembra incidere sulle spese sostenute direttamente dai pazienti è quella relativa agli esami diagnostici, riportata dal 51,4% degli intervistati, per una media di quasi 260 euro annui. Seguono il costo dei mezzi di trasporto (45,1%, quasi 260 euro), le visite specialistiche successive alla diagnosi (28,9%, 126 euro), l’acquisto di farmaci non oncologici (28,5%, 124 euro) e le spese per l’alloggio lontano dalla propria residenza (26,7%, 226 euro). A queste si aggiungono poi altre spese per consulenze nutrizionali, protesi e parrucche, assistenza domiciliare, sostegno psicologico e riabilitazione.
Le difficoltà del Ssn
“Dalle statistiche italiane è emerso che circa un quarto dei malati ha lamentato un disagio economico legato alla malattia e al suo trattamento“, ha sottolineato Francesco De Lorenzo, presidente Favo e Aimac. “I malati sono consapevoli che le lunghe attese incidono pesantemente sui ritardi diagnostici e si ritrovano obbligati a ricorrere al privato per superarle, pagando visite ed esami che il Ssn non è attualmente in grado di assicurare tempestivamente a tutti quelli che ne abbiano bisogno. La situazione è peggiorata negli anni e l’auspicio è che questi dati convincano i decisori politici a intervenire con immediatezza, per evitare che a fare le spese di queste disfunzioni siano le fasce più deboli della popolazione“, ha aggiunto. . «Il Ssn rappresenta un grande patrimonio, che consente ai cittadini di continuare ad avere accesso alle cure più e meglio che in molti altri Paesi – sostiene Perrone –. Si tratta di un patrimonio che ha bisogno di essere difeso, ma anche potenziato laddove se ne identifichino inefficienze e carenze. Il suo corretto funzionamento è direttamente connesso alla possibilità di curare al meglio i malati di cancro“.
Si spende di più nelle regioni del Centro-Nord
L’indagine ha coinvolto quasi 1.300 pazienti in trattamento terapeutico che avevano ricevuto una diagnosi tra il 2011 e il 2018, in 39 punti di accoglienza e informazione di Aimac presenti nei maggiori centri nazionali. I risultati indicano che la spesa privata tra i malati di cancro è diffusa soprattutto tra i pazienti che vivono nelle regioni del Centro e del Nord del Paese. E la spesa è maggiore per chi affronta la ripresa di una malattia diagnosticata anni prima. “I risultati della nostra rilevazione confermano che alcune esigenze dei pazienti oncologici rimangono insoddisfatte. Questa situazione accresce le disuguaglianze tra pazienti caratterizzati da status socioeconomici differenti. Una disparità inaccettabile, in presenza di un sistema sanitario pubblico che per sua natura dovrebbe garantire a tutti i cittadini un equo accesso ai servizi sanitari“, ha concluso Francesca Traclò, referente dello studio e membro del consiglio direttivo Aimac.