Dal libro “I numeri del cancro in Italia 2022”, realizzato da Aiom (Associazione italiana di oncologia medica), Airtum, Fondazione Aiom, Ons, Passi, Passi d’argento e Siapec, è emerso che nel corso dell’ultimo anno sono stati diagnosticati 399.700 casi di tumore, 14.100 in più rispetto al 2020. Una differenza dovuta, almeno in parte, alla ripresa degli screening di prevenzione, che erano stati sospesi nei momenti più critici dell’emergenza Covid. Anche i ritardi dell’assistenza accumulati durante la pandemia hanno avuto un peso sul dato. Si è però registrata una ripresa dei programmi di prevenzione secondaria e degli interventi chirurgici in stadio iniziale.
I tumori più diffusi in Italia
Il tumore diagnosticato con maggiore frequenza nel 2022 è stato il carcinoma della mammella (55.700 casi, 0,5% rispetto al 2020), seguito dal colon-retto (48.100, +1,5% negli uomini e +1,6% nelle donne), polmone (43.900, +1,6% negli uomini e +3,6% nelle donne), prostata (40.500, +1,5%) e vescica (29.200, +1,7% negli uomini e +1,0% nelle donne). Già dal 2021 i programmi di screening sono tornati ai livelli precedenti alla pandemia. La copertura delle mammografie è stata del 46% (contro il 30% del 2020), mentre la prevenzione dei tumori per il colon-retto e per la cervice uterina si è attestata, rispettivamente, al 30% (17% nel 2020) e al 35% (23% nel 2020).
Crescono i fattori di rischio
Se sul fronte dello screening si sono fatti dei passi avanti, lo stesso non si può dire per quanto riguarda i fattori di rischio comportamentali per i tumori. Come spiega Orazio Schillaci, il ministro della Salute, nella prefazione del libro, “si tratta di un dato che non può non destare preoccupazione, se si considera che il 40% dei casi e il 50% delle morti oncologiche possono essere evitati intervenendo su fattori di rischio prevenibili, soprattutto sugli stili di vita”. I dati raccolti indicano che il 33% degli adulti è in sovrappeso e il 10% obeso, il 24% fuma e i sedentari sono aumentati dal 23% nel 2008 al 31% nel 2021.
Saverio Cinieri, il presidente di Aiom, sottolinea l’importanza di “rafforzare le azioni per contrastare il ritardo diagnostico e per favorire la prevenzione secondaria e soprattutto primaria, agendo sul controllo dei fattori di rischio a partire dal fumo di tabacco, dall’obesità, dalla sedentarietà, dall’abuso di alcol e di favorire le vaccinazioni contro le infezioni note per causare il cancro, come quella contro l’Hpv“.
Infine, una nota positiva: rispetto al 2006, quando in Italia vivevano 2,5 milioni di cittadini con una pregressa diagnosi di tumore, nel 2020 il numero è salito a circa 3,6 milioni.