Il ministro della Salute, Roberto Speranza, interviene sul caso di Mario, il tetraplegico marchigiano 44enne che chiede il suicidio assistito. È la richiesta di pagare 5 mila euro di spese per l’acquisto del farmaco e delle apparecchiature per l’infusione arrivata all’uomo nei giorni scorsi ad avere fatto scatenare polemiche negli ultimi giorni.
Mario (il suo vero nome non è stato rivelato) è la prima persona, in Italia, che ha ottenuto il diritto al suicidio medicalmente assistito. Su questo tema c’è una sentenza della Corte Costituzionale che fissa limiti e indicazioni. Ma manca una legge e per questo lo Stato non si fa carico dei costi dell’assistenza al fine vita. Mario dovrà pagare circa 5mila euro per morire, a 12 anni dall’incidente. L’Associazione Luca Coscioni ha lanciato una raccolta fondi per aiutarlo. Serve in particolare uno strumento infusionale che costa 4.147,50 euro.
Che cosa ha detto il ministro Speranza sul suicidio assistito chiesto da Mario
“In assenza di una legge, lo Stato non si fa carico dei costi dell’assistenza al suicidio assistito”, ha spiegato l’Associazione Coscioni sul caso di Mario. “Non eroga il farmaco, non fornisce la strumentazione idonea e il medico”. In un editoriale pubblicato sulla Stampa, Speranza spiega che “in materia di fine vita, è in corso l’iter di discussione parlamentare di una legge attesa da tempo. Naturalmente, il governo non può che guardare con rispetto alle posizioni politico-culturali che si manifestano in un confronto così delicato. Come ho già affermato nei mesi precedenti, nelle more della non più rinviabile approvazione della legge, compito del governo è tuttavia garantire, d’intesa con le Regioni, l’attuazione della sentenza della Corte Costituzione del 2019 sul suicidio medicalmente assistito”.
Ma, conclude il ministro, questo non può ostacolare Mario. “Una volta che la procedura di verifica del rigoroso rispetto di tutte le condizioni individuate dalla Consulta sia stata completata, le strutture del servizio sanitario nazionale non possono assumere atteggiamenti ostruzionistici, né è ipotizzabile che i costi siano a carico del paziente che si rivolge, come espressamente previsto dalla sentenza della Corte costituzionale, a strutture pubbliche. Anche su questo aspetto il governo, laddove ve ne sia bisogno, non farà mancare un tempestivo chiarimento e intervento”.