Sarco, la nuova bara high-tech per il suicidio assistito

In Svizzera è stata utilizzata per la prima volta Sarco, una capsula per il suicidio assistito, ecco come è fatta e come funziona 

Per la prima volta in Svizzera è stata utilizzata Sarco, una capsula per il suicidio assistito che dovrebbe permettere una morte indolore. Si basa sull’utilizzo di azoto liquido che va ad eliminare progressivamente l’ossigeno all’interno della capsula chiusa, provocando la morte della persona al suo interno. 

Una donna americana di 64, il 24 settembre 2024 in Svizzera, è stata la prima ad utilizzare la capsula perché affetta da una grave compromissione immunitaria. Ricordiamo che in Svizzera è consentito per legge ricorrere al suicidio assistito, tuttavia questa macchina ha innescato un dibattito a livello etico e legale, dal momento che non è ancora certo cosa percepisca la persona durante la diminuzione dell’ossigeno e per alcuni aspetti che stiamo per approfondire insieme.

L’inventore australiano di Sarco, Philip Nitschke, ha piegato che la donna ha perso conoscenza nel giro di due minuti ed è morta dopo cinque, ovvero seguendo le tempistiche previste. 

Cosa prova una persona all’interno di Sarco?

Si stima che dopo pochi minuti la persona cominci ad avvertire un senso di disorientamento e di inconsapevolezza, per poi morire dopo cinque minuti come è successo in questo caso.

L’ambiente non subisce variazioni per circa 15 minuti, in modo tale da assicurare la morte certa per assenza di ossigeno e per ipocapnia, ovvero carenza di anidride carbonica. 

La capsula sarebbe anche dotata di un sofisticato sistema di riconoscimento facciale per permettere a persone con paralisi o con particolari malattia di azionare il dispositivo con il movimento degli occhi.

Capsula Sarco
Capsula Sarco – www.thelastresort.ch – newsby.it

Come è nata l’idea di Sarco?

L’idea di Sarco è nata 12 anni fa per aiutare un uomo affetto dalla sindrome locked in, ma poi le considerazioni emerse hanno fatto in modo che  questa capsula venisse adattata al suicido assistito.

Sarco somiglia a una navicella spaziale in grado di fare viaggiare verso l’aldilà ma è nata come un modo per demedicalizzare il processo di morte assistita e per dare alle persone un maggiore controllo sulla propria fine, senza dover ricorrere a strutture sanitarie dal momento che questa “navicella” può essere posizionata in qualsiasi luogo: da una spiaggia al centro di una foresta, in modo tale che la persona possa scegliere quale sia l’ultimo panorama da ammirare mentre si addormenta. 

Cosa sta sollevando tutti questi dubbi?

Rendere autonomo il processo per poter accedere a Sarco sta sollevando la maggior parte delle polemiche. Secondo Nitschke le persone potranno effettuare un test online per valutare la capacità mentale del richiedente.

Ma non è solo questo il punto che ha fatto in modo che la procura svizzera aprisse un’indagine per istigazione e assistenza al suicidio. Infatti, il giorno prima della morte della 64enne, il ministero della Sanità svizzera aveva dichiarato non conforme alla legge la capsula dal momento che la legislazione svizzera sottolinea che:

L’assistenza al suicido è consentita purché la persona si tolga la vita senza assistenza esterna e chi la aiuta non agisca per motivi egoistici. 

Inoltre, l’autorità centrale svizzera di omologazione e controllo degli agenti terapeutici, SwissMedic, ha confermato di non aver mai approvato la capsula Sarco: 

“Siamo giunti alla conclusione che lo scopo di una capsula per il suicidio non corrisponde ad alcuno scopo medico specifico previsto dalla legge. Provocare la morte non è un trattamento o un’attenuazione di malattie, di lesioni o di disabilità.”

Sembra che la liberale Svizzera abbia da ridire contro il nuovo strumento e questo solleva ulteriori domande su come e se verrà accettato dal resto dei Paesi del mondo questo tipo di soluzione. 

Presentazione Capsula Sarco
Presentazione capsula Sarco – www.thelastresort.ch – newsby.it

Va ricordato che l’obiettivo della demedicalizzazione del suicidio assistito potrebbe risultare complesso da raggiungere, dal momento che quasi tutte le legislazioni richiedono un doppio parere medico prima di acconsentire alla finalizzazione della morte assistita, mentre per accedere a Sarco sembra essere sufficiente un certificato psichiatrico che confermi la capacità di intendere e di volere.

In Svizzera per il suicido assistito si utilizza il pentobarbital di sodio come farmaco letale che necessita di una prescrizione medica e dell’accordo del medico. L’intervento medico è anche visto come un deterrente al suicidio, ovvero un modo per evitare che le persone ricorrano a questa estrema pratica senza delle motivazioni mediche più che valide e irreversibili.

Termini di utilizzo di Sarco 

I termini di utilizzo elencati sul sito web di The Last Resort in merito a Sarco sono i seguenti:

L’utilizzo di Sarco è regolato dalle leggi svizzere.

L’uso è riservato agli adulti sani di mente. Vale a dire, persone la cui capacità mentale è stata valutata da un medico.

L’utilizzatore di Sarco deve essere in grado di attivare autonomamente il flusso di azoto liquido.

In quanto fornitore del Sarco, la Last Resort Association persegue motivazioni altruistiche e opera senza fini di lucro.

L’utilizzo di Sarco è gratuito.

Cosa è richiesto in Svizzera per poter ricorrere legalmente al suicidio assistito? 

Per poter ricorrere al suicidio assistito in Svizzera ci sono delle regole ben precise, che fanno in modo che questa decisione venga presa in modo cosciente e informato. L’iter comprende:

  • Diagnosi medica: un medico deve confermare che la persona soffra di una malattia grave e incurabile, o che stia sperimentando una sofferenza intollerabile e lo stesso vale anche per persone affette da malattie psichiatriche. Infatti, è successo pochi mesi fa che una donna malata di Depressione Maggiore ricorresse al suicidio assistito, ma il caso viene valutato con particolare attenzione per escludere decisioni impulsive o dovute alla stessa malattia.
  • Valutazione della capacità di intendere e di volere: il medico deve accertarsi che la persona abbia piena capacità di intendere e di volere, ovvero che comprenda le implicazioni della sua decisione e che non sia influenzata da altre persone, se così fosse può negare il suo consenso.
  • Esame della documentazione: l’iter legale prevede che la documentazione medica sia esaminata attentamente da esperti esterni, per confermare la conformità della decisione ai criteri richiesti dalla legge.

L’isolamento forzato durante la morte

Un altro aspetto che sembra non convincere Exit, la più grande organizzazione per il suicidio assistito in Svizzera, è il fatto che la persona all’intento di Sarco rimanga completamente isolata, senza poter avere un contatto con i propri cari mentre se ne va. Questo potrebbe essere un deterrente per gli stessi malati al ricorrere a questa opzione per togliersi la vita. 

Non sappiamo quali saranno le conseguenze legali o le ripercussioni nella società Svizzera, ma c’è chi sottolinea la necessità di introdurre delle licenze di esercizio per quelle organizzazioni che intendono occuparsi di suicidio assistito in Svizzera, che pur trovandosi in una posizione liberale in merito alla questione, si dimostra rigida in merito alle regole che ha introdotto per gestire la morte assistita. 

Questo articolo vuole essere di sola informazione ed estraneo a potenziali giudizi etici in merito a questa complessa e molto dibattuta questione.

 

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