Si torna a parlare di aborto farmacologico, sempre più discusso e fonte di profonde spaccature politiche e sociali. A mettere una parola definitiva potrebbe essere proprio l’Oms, secondo cui questo è “sicuro ed efficace”. Ma non solo: attraverso i giusti sostegni, le donne possono gestire tutte, o alcune, fasi del processo. È scritto nero su bianco nelle nuove linee guida sull’interruzione della gravidanza effettuata tramite il ricorso a specifici farmaci pubblicate dell’Oms.
Rispetto all’aborto strumentale, che dovrebbe già essere ampiamente superato, per l’Oms l’aborto farmacologico non solo è legato a minori interventi chirurgici, ma anche ad una riduzione dei costi.
Le parole dell’Oms
L’Oms, infatti, raccomanda questa procedura “come metodo sicuro ed efficace per interrompere una gravidanza. I farmaci utilizzati, mifepristone e misoprostolo, sono inclusi nell’elenco dei medicinali essenziali dell’Oms. Con un sostegno adeguato, le donne possono autogestire alcune o tutte le fasi, ad esempio nel comfort della propria casa”.
“Gli operatori sanitari hanno un ruolo fondamentale nel fornire un’assistenza all’aborto che rispetti le scelte delle donne e delle ragazze“, ha spiegato il direttore della ricerca e salute riproduttiva dell’Oms, Pascale Allotey. La nuova guida, dunque, punta a “aiutare gli operatori sanitari a fornire servizi sicuri, tempestivi ed efficaci“. Anche il capo dell’Unità globale per l’aborto presso l’Oms, Bela Ganatra, è intervenuto sulla questione: “L’aborto farmacologico o medico ha svolto un ruolo fondamentale nell’espandere l’accesso all’aborto sicuro a livello globale, in particolare per donne nelle situazioni più vulnerabili che potrebbero non avere accesso alle strutture sanitarie o che hanno bisogno di mantenere la privacy evitando i ricoveri, quindi è importante che i professionisti possano facilitarlo“.
Alcuni numeri
Secondo quanto diffuso dall’Oms, in Italia i numeri sarebbero in rialzo. Rispetto al 20,8% registrato nel 2018, in Italia l’aborto farmacologico è stato usato nel 24,9% dei casi nel 2019. I dati sono stati forniti dal ministero della Salute. “Gli altri Paesi europei, dove l’aborto farmacologico è stato legalizzato molti anni prima rispetto all’Italia, registrano tassi in ulteriore crescita, che in Francia e Inghilterra superano il 70%, e nei Paesi del Nord Europa il 90%“, ha precisato l’Istituto Superiore di Sanità sul portale Epicentro.
In Italia, negli ultimi mesi, ci sono state diverse manifestazioni a favore della 194, la legge che tutela l’aborto. Infatti, nonostante la norma, rimane spesso difficile praticare l’interruzione di gravidanza, proprio per l’elevata percentuale di medici che si appellano all’obiezione di coscienza negli ospedali italiani. Secondo la relazione del ministero della Salute presentata nel 2022, nel 2020 il 64,6% dei ginecologi italiani era obiettore di coscienza, un dato in leggera diminuzione rispetto al 2019. Inoltre, abbracciavano l’obiezione di coscienza il 44,6% degli anestesisti e il 36,2% del personale non medico. Come sottolineato dal report “Mai dati”, a cura di Chiara Lalli e Sonia Montegiove, i dati ministeriali non sono però aggiornati, e in alcune zone dell’Italia la situazione è ancora peggiore rispetto quella già presentata.