L’Organizzazione mondiale della sanità ha iniziato il monitoraggio di due nuove sottovarianti del Covid-19, Omicron 4 e 5. Il dato emerge dall’ultimo bollettino settimanale dell’Oms sull’andamento della pandemia nel mondo, che rileva “un piccolo numero di sequenze BA.4 e BA.5” identificato “in alcuni Paesi”.
La scoperta di queste due “sorelle” di Omicron è avvenuta in Sudafrica a gennaio e febbraio ed entrambe hanno al momento una diffusione molto limitata. Oltre all’Oms, però, anche la Health Security Agency del Regno Unito e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) hanno iniziato a monitorarle perché inclini ad essere altamente trasmissibili. Secondo l’Ecdc, potrebbero addirittura “avere un impatto sulla situazione epidemiologica nell’Unione europea o nello Spazio economico europeo. Tuttavia, le prove sono ancora preliminari o associate a grande incertezza”. Vediamo allora cosa dicono gli esperti di BA.4 e BA.5.
Omicron 4 e 5, tutte le caratteristiche note delle due varianti
Secondo le autorità sanitarie, comunque, le informazioni finora note sono sufficienti per attivare il monitoraggio. In una nota dell’Ecdc si legge infatti che “per queste varianti, sono disponibili prove sulle proprietà genomiche, epidemiologiche o in vitro che potrebbero implicare un impatto significativo sulla trasmissibilità, gravità e/o immunità”. Elementi che, più che un campanello d’allarme, costituiscono un spunto di riflessione per un generale ripensamento e aggiornamento dei vaccini in uso.
Come rende noto l’Oms nel suo report, Omicron 4 e 5 – la cui presenza è segnalata in Sudafrica, Botswana, Belgio, Germania, Danimarca e Regno Unito – “hanno ulteriori mutazioni (S:L452R e S:F486V) nella regione di Spike”, ovvero quella che il virus utilizza per agganciare le cellule bersaglio; nonché “mutazioni uniche al di fuori di Spike”. E “le mutazioni S:L452R e S:F486V sono associate a potenziali caratteristiche di fuga immunitaria”.
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Inoltre, nella maggioranza dei casi, le sue sottovarianti presentano la cosiddetta “delezione 69-70” del gene S e sono dunque S negative. Ciò significa che si possono individuare tramite i tamponi molecolari senza bisogno di sequenziamento. Caratteristica, questa, “in gran parte non presente nelle sequenze BA.2” e quindi “può rivelarsi utile ai fini della sorveglianza in un contesto in cui BA.2 è dominante”.
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Omicron 2, infatti, rappresenta ormai “il 99,2% delle sequenze caricate sulla piattaforma Gisaid negli ultimi 30 giorni”. E l’agenzia “sta lavorando con gli scienziati per valutare ulteriormente le caratteristiche” di Omicron 4 e 5 “e le loro implicazioni sulla salute pubblica”. L’Oms raccomanda infine ai Paesi di “continuare la sorveglianza” e una “rapida condivisione dei dati sui database pubblici disponibili”.
La situazione, comunque, attualmente non desta particolare preoccupazione. Tanto che, parlando con l’Adnkronos Salute, l’infettivologo Matteo Bassetti si è scagliato contro l’Oms, criticandone le scelte comunicative. “Finiamola con questo terrorismo delle varianti, finiamola col diffondere informazioni che devono riguardare il mondo scientifico e invece arrivano alle persone prima che agli scienziati”, ha detto.
“Forse l’Oms più che fare un comunicato su varianti di cui si sa poco, dovrebbe intervenire su quello che sta accadendo in Cina – ha aggiunto –. Ci sono diritti umani soppressi per contenere varianti incontenibili. L’Oms dovrebbe farsi un esame di coscienza, sta perdendo credibilità da parte della popolazione, ma anche della comunità scientifica”.