Dalla ricerca arriva un nuovo possibile approccio nella diagnosi dell’Alzheimer, la forma più comune di demenza senile che colpisce circa il 5% delle persone con più di 60 anni. Un team di ricercatori dell’Università di Pittsburgh, negli Stati Uniti, insieme ai colleghi dell’Università di Göteborg, in Svezia, e dell’Università di Brescia, ha messo a punto un test del sangue basato su un nuovo marcatore dell’Alzheimer, che potrebbe rappresentare una pietra miliare nella diagnosi della patologia.
Migliore degli attuali test per la diagnosi dell’Alzheimer
Come descritto sulle pagine della rivista specializzata Brain, il nuovo biomarcatore, basato su un anticorpo che si lega in modo specifico alla proteina tau prodotta nel cervello, supera gli attuali test usati per rilevare la neurodegenerazione legata all’Alzheimer. Diagnosticare l’Alzheimer non è un’operazione semplice. Attualmente la diagnosi richiede una scansione cerebrale o l’analisi del liquido cerebro-spinale ma “questi test sono costosi e molti pazienti non vi hanno accesso”, ha sottolineato l’autore senior dello studio Thomas Karikari, assistente professore di psichiatria dell’Università di Pittsburgh.
Da qui l’obiettivo del nuovo studio: sviluppare un test poco invasivo e più economico.
La nuova tecnica nel dettaglio
Come spiegato dagli studiosi, gli attuali metodi diagnostici basati sul sangue sono in grado di rilevare anomalie di tau presente nel plasma, ma hanno difficoltà a individuare marcatori specifici del cervello, non influenzati dalle proteine tau prodotte da cellule non cerebrali.
Nel corso dello studio, i ricercatori sono riusciti a sviluppare una tecnica per rilevare selettivamente la “Tau derivata dal cervello” (BD-Tau), un anticorpo che si lega alla proteina tau rendendola facilmente rilevabile nel sangue. L’efficacia del test è stata valutata su oltre 600 campioni di sangue di pazienti con malattia in fase iniziale, o la cui diagnosi era stata confermata dopo il decesso. Dal test è emerso che i livelli di BD-tau rilevati corrispondevano ai livelli di tau nel liquido cerebro spinale e distinguevano in modo affidabile l’Alzheimer da altre malattie neurodegenerative. Inoltre, i livelli di BD-tau rilevati erano correlati alla gravità delle placche amiloidi e dei grovigli tau nel tessuto cerebrale, confermati tramite autopsia. Secondo i ricercatori, introdurre test di questo tipo potrebbe aiutare ad individuare e iscrivere in studi clinici pazienti appartenenti a gruppi di popolazione finora escluse dalla ricerca.
Che cos’è l’Alzheimer?
L’Alzheimer è una malattia neurodegenerativa a decorso cronico e progressivo, che rappresenta la principale causa di demenza nella popolazione anziana nei Paesi sviluppati. Come detto, colpisce circa il 5% della popolazione al di sopra dei 60 anni, ma non mancano anche alcuni casi di esordio precoce (attorno ai 50 anni). La patologia prende il nome dal neurologo tedesco Alois Alzheimer, che per primo ne descrisse le caratteristiche all’inizio del 1900, ed è caratterizzata da un processo degenerativo progressivo che distrugge i neuroni, determinando un deterioramento irreversibile delle funzioni cognitive.