Inizia a rappresentare un reale allarme la crescita dei casi di morbillo che stanno contraddistinguendo il mondo intero dall’inizio del 2022. Si parla di un aumento addirittura del 79%, su cui ormai non solo la scienza si sta interrogando. Ora infatti della vicenda si stanno occupando anche l’Organizzazione mondiale della sanità e l’Unicef.
Entrambe hanno denunciato la diffusione di ben 21 “grandi e dirompenti focolai“ di morbillo, che potrebbero degenerare in gravi epidemie. Del resto Oms e Unicef parlano di quasi 17.500 casi in tutto il mondo a gennaio e febbraio 2022. Negli stessi mesi del 2021 furono appena 9.665. Ma quali sono le cause di questo aumento così importante dei contagi? Le risposte esistono.
Morbillo: gli aspetti comuni con il Covid e i rischi di diventare una minaccia globale
Il morbillo ha in comune con il Covid il fatto di essere una malattia infettiva, di essere estremamente contagioso e di essere provocato da un virus (nel suo caso del genere morbillivirus). Proprio per questo motivo negli ultimi decenni la vaccinazione contro questo morbo è diventata fondamentale. Lo dimostra il fatto che, negli anni ’80, il numero di bambini in tutto il mondo che ne morivano superava ancora i due milioni di unità. E proprio qui sta il problema.
Oms e Unicef sottolineano infatti che l’emergenza Covid ha distolto l’attenzione generale da un’altra piaga come il morbillo. Tanto che il 2020, anno in cui iniziò la pandemia, ben 23 milioni di bambini in tutto il mondo hanno saltato le vaccinazioni di base. Non si registrava un numero così imponente dal 2009. La problematica si è peraltro protratta fino ai giorni nostri, dato che al 1° aprile 2022 le campagne vaccinali rinviate risultano essere ben 57. Un fenomeno grave, che riguarda ben 43 Paesi del mondo e impatta su 203 milioni di persone.
“Il rischio di grandi epidemie è aumentato man mano che le comunità hanno allentato le pratiche di distanziamento sociale e altre misure di prevenzione contro il Covid“, spiegano Oms e Unicef in una nota congiunta. Ci sono poi le problematiche connesse alle guerre in corso, a partire da quella in Ucraina (nazione in cui le vaccinazioni sono state per cause di forza maggiore interrotte). Problemi analoghi riguardano altri Paesi in conflitto come Etiopia, Somalia e Afghanistan. Che, non a caso, rappresentano i maggiori focolai di morbillo insieme a Nigeria e Yemen.
Preoccupano, però, anche le possibili conseguenze che ciò potrebbe generare. Il morbillo è di per sé una malattia letale, ma indebolendo il sistema immunitario rende il soggetto più esposto anche a diarrea e polmonite. Che, soprattutto in Paesi ancora in via di sviluppo, possono a loro volta essere fatali. A rischio ci sono al momento ben 73 milioni di bambini, in quella che Oms e Unicef definiscono una possibile “tempesta perfetta“.