Stop al divieto di utilizzo dell’idrossiclorochina come cura per combattere il Coronavirus. Questa la decisione della III Sezione del Consiglio di Stato, che ha accolto in sede cautelare il ricorso di un gruppo di medici di base. Questi ultimi si opponevano a una nota emessa il 22 luglio scorso dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa).
Idrossiclorochina: i perché dell’ordinanza del Consiglio di Stato
L’Aifa aveva infatti stabilito che il ricorso a tale rimedio nella lotta al Coronavirus tramite prescrizione “off label” (ossia con un utilizzo non previsto dal foglietto illustrativo) era vietato. Ora però l’ordinanza del Consiglio di Stato cambia le carte in tavola. “La perdurante incertezza circa l’efficacia terapeutica dell’idrossiclorochina, ammessa dalla stessa Aifa a giustificazione dell’ulteriore valutazione in studi clinici randomizzati, non è ragione sufficiente sul piano giuridico a giustificare l’irragionevole sospensione del suo utilizzo sul territorio nazionale“, vi si legge infatti.
A presentare l’appello erano stati medici che avevano già fatto ricorso all’idrossiclorochina come rimedio anti Coronavirus. Il loro ricorso si basava su studi clinici pubblicati su riviste internazionali accreditate, che invece ritenevano il farmaco efficace contro il Covid. All’Aifa si contestava anche un difetto di istruttoria, oltre che la lesione dell’autonomia decisionale di prescrivere un farmaco sotto la propria responsabilità. Atto, quest’ultimo, tutelato dalla legge e addirittura dalla Costituzione.
I dubbi dell’Aifa: efficacia incerta e rischio di tossicità
Dal canto suo, l’Aifa aveva espressamente proibito l’idrossiclorochina dopo aver rilevato un profilo di efficacia assai incerto del farmaco. Quest’ultimo riguardava tanto il contrasto al Coronavirus quanto un rischio di tossicità rilevato in presenza di dosaggio elevato. Le conseguenze, si spiegava, erano soprattutto a livello cardiaco. Secondo l’Ema, Agenzia Europea dei medicinali, ci sarebbero invece anche rischi a livello psichiatrico. Inclusi comportamenti associati al suicidio.
“La scelta se utilizzare o meno il farmaco, in una situazione di dubbio e di contrasto nella comunità scientifica, sulla base di dati clinici non univoci, circa la sua efficacia nel solo stadio iniziale della malattia deve essere rimessa all’autonomia decisionale e alla responsabilità del singolo medico“, spiega invece il Consiglio di Stato. Senza che i tanti dubbi sull’efficacia dell’idrossiclorochina siano effettivamente risolti. La certezza, però, è ora che il ricorso a questo tipo di terapia non è più vietato.