Fondazione Gimbe lancia l’allarme: “Sempre meno pediatri”

È la Fondazione Gimbe a lanciare l’allarme: in Italia c’è carenza di pediatri. Secondo quanto riportato dalla stessa Fondazione attraverso una nota, nel nostro Paese mancano almeno 840 pediatri: ciascun professionista, inoltre, deve seguire almeno 100 bambini in più rispetto quanto stabilito. La soglia, fissata ad un massimale di 800, raggiunge picchi molto più elevati in diverse regioni d’Italia, come il Piemonte, la Toscana e la Provincia di Bolzano. Qui i pediatri arrivano a seguire fino a mille assistiti a testa. A livello nazionale, la media si assesta a 846 assistiti per professionista. 

Entrando nello specifico, sono solo 4 le regioni che rimangono al di sotto del massimale senza deroghe: ovvero l’Umbria (784), la Sardegna (788), la Sicilia (792) e il Molise (798). Sono 17, invece, le Regioni che superano la media di 800 pazienti per medico: tra queste spiccano in particolare il Piemonte (1.092), la Provincia Autonoma di Bolzano (1.060) e la Toscana (1.057). Tutte e tre superano la media di 1.000 assistiti per professionista.

Dottore
Dottore | Pixabay @tungnguyen0905

Le analisi della Fondazione Gimbe

Secondo un’analisi della Fondazione Gimbe, tra il 2019 e il 2021 i pediatri convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale sono diminuiti del 5,5%. Le famiglie, dunque, si troverebbero sempre più in difficoltà, con evidenti differenze regionali. “L’allarme sulla carenza dei pediatri di libera scelta oggi è lanciato da genitori di tutte le Regioni, da Nord a Sud con narrative dove s’intrecciano questioni burocratiche, mancanza di risposte da parte delle Asl, pediatri con numeri esorbitanti di assistiti, sino all’impossibilità di esercitare il diritto d’iscrivere i propri figli al pediatra di famiglia con potenziali rischi per la salute, in particolare dei più piccoli e dei più fragili”, ha dichiarato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe.

Nino Cartabellotta
Nino Cartabellotta | Pixabay

Le dichiarazioni di Nino Cartabellotta

Duro Cartabellotta, che sulla carenza dei pediatri ha affermato: “La carenza deriva da errori di programmazione del fabbisogno, in particolare la mancata sincronia per bilanciare pensionamenti attesi e borse di studio per la scuola di specializzazione. Ma rimane fortemente condizionata sia da miopi politiche sindacali, sia da variabili locali non sempre prevedibili che rendono difficile calcolarne il fabbisogno. Innalzare l’età pensionabile a 72 anni e aumentare il massimale a 1.000 servono solo a mettere ‘la polvere sotto il tappeto’, e non a risolvere il grave problema della carenza dei Pls – pediatri di libera scelta. In tal senso servono un’adeguata programmazione, modelli organizzativi che puntino sul lavoro di team, grazie anche alle Case di comunità e alla telemedicina, oltre che accordi sindacali in linea con i reali bisogni della popolazione. Perché guardando ai numeri di pensionamenti attesi e dei nuovi pediatri è ragionevolmente certo che nei prossimi anni la carenza non potrà che acuirsi ulteriormente”. 

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