Le disparità nella distribuzione dei vaccini anti Covid-19 possono portare alla nascita di nuove varianti del virus. Lo afferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che fa il punto sull’andamento a rilento delle campagne vaccinali in alcune aree del pianeta.
L’Oms: “Senza un’equa distribuzione dei vaccini la pandemia continuerà”
La responsabile del gruppo tecnico per il Covid dell’Oms, Maria Van Kerkhove, martedì ha infatti ricordato che in tutti i Paesi esiste una “sfida” con i no-vax. Ma il nodo principale resta il fatto che “più di tre miliardi di persone non hanno ancora ricevuto la prima dose” di vaccino.
“La strada da fare è ancora lunga”, ha aggiunto Van Kerkhove, ricordando che la scorsa settimana l’agenzia sanitaria dell’Onu ha registrato 21 milioni di casi. L’esperta dell’Oms ha poi ribadito che senza un’equa distribuzione dei vaccini in tutto il mondo la pandemia rischia di prolungare la sua corsa.
Van Kerkhove ha infine confermato che Omicron non sarà l’ultima mutazione del nuovo Coronavirus e che anzi la domanda da porsi è se le nuove varianti saranno più o meno contagiose di quella attualmente predominante. Molte nazioni sono infatti ancora nel pieno del ciclone Omicron, che ha comportato un aumento del 25% dei contagi nelle ultime due settimane secondo i dati della Johns Hopkins University riportati dal New York Times.
Ghebreyesus: “Omicron non sarà l’ultima variante del Covid”
In particolare, il costante incremento dei casi riguarda soprattutto l’America Latina, il Medio Oriente e l’Asia; mentre Omicron la fa da padrone soprattutto in Europa centrale e dell’Est, dove le vaccinazioni sono altalenanti. Complessivamente, solamente il 62% della popolazione mondiale ha ricevuto almeno una dose di vaccino anti Covid.
Il dato scende addirittura al 10% nelle nazioni con il Pil più basso; contro il 78% di quelle di fascia medio-alta. Insomma, il quadro attuale mostra una profonda disparità fra le aree più ricche e quelle più povere del pianeta. Un gap che non va sottovalutato, ammonisce l’Oms, perché è lo stesso scenario che ha portato alla scoperta della variante Omicron in Sudafrica a dicembre.
Lunedì il direttore dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha affermato che siamo ancora nel pieno della fase emergenziale. “È pericoloso pensare che Omicron sia l’ultima variante o che siamo alla fine della pandemia – ha detto –. Al contrario, nel mondo ci sono condizioni favorevoli per lo sviluppo di nuove varianti” del virus.