In Francia potrebbe essere in circolazione una nuova variante, sconosciuta, del Covid-19, più contagiosa di quelle osservate finora nel Paese. Lo hanno ipotizzato gli esperti in seguito alle recenti impennate locali di contagi. Nell’ospedale di Compiègne, a nord di Parigi, il virus ha contagiato 160 pazienti e le analisi condotte hanno permesso di escludere l’ipotesi della variante inglese, subito sospettata. Questo fenomeno si è verificato anche nel sud-ovest, nel centro e nell’est, dove in diversi ospedali si è registrata una media di contagi molto più alta di quella nazionale.
La situazione all’interno dell’ospedale di Compiègne
In un’intervista a Radio Europe 1, Catherine Latger, la direttrice dell’ospedale di Compiègne, ha dichiarato che “la variante inglese non è stata individuata nelle analisi dei contagiati”. “Abbiamo chiesto nuove analisi per verificare la presenza di nuove varianti non identificate”. Oltre ai degenti, nell’ospedale il virus ha contagiato 75 membri del personale, medico e paramedico. Il sito dell’ospedale spiega che per permettere agli infermieri di terapia intensiva di prendersi cura dei pazienti Covid è stato necessario deprogrammare parte dell’attività chirurgica. Inoltre, come riportato da Franceinfo, il numero dei posti letto è stato ridotto per due settimane per permettere una migliore gestione dei pazienti. Infine, sono stati riorganizzati i settori “Covid” e “non Covid”.
Francia, bar e ristoranti chiusi fino a Pasqua?
A causa della nuova ondata di Covid, in Francia i ristoranti potrebbero restare chiusi almeno fino a Pasqua. A riportarlo è il settimanale Le Point, secondo il quale è improbabile che i locali potranno riaprire prima del 6 aprile. Per ora si tratta di ipotesi non confermate, che però sembrano alquanto verosimili. Secondo alcune fonti vicine al governo francese, quella di una riapertura dei ristoranti al 6 aprile sarebbe la versione “più ottimistica”. La circolazione di varianti più aggressive del coronavirus ha spinto il ministro della Sanità francese a sconsigliare l’utilizzo delle mascherine di stoffa, in quanto meno protettive.