Un vaccino molto promettente contro il coronavirus – secondo il ministro della Salute italiano, Roberto Speranza, – era quello in fase di sperimentazione all’Università di Oxford: AstraZeneca, però, ne ha sospeso i test a causa di una reazione avversa. Pare, infatti, che un paziente abbia manifestato una reazione seria di fronte al farmaco tale da indurre la casa farmaceutica a realizzare ulteriori studi prima di procedere alla nuova sperimentazione del vaccino contro il Covid-19.
Coronavirus, vaccino Oxford: sospesa la sperimentazione
Il vaccino Oxford-Pomezia contro il coronavirus avrebbe sviluppato una reazione avversa in un paziente e perciò AstraZeneca ha deciso di sospenderne la sperimentazione. “Per assicurare l’integrità del processo dei test”, quindi, al momento il farmaco rimane in stallo. Per AstraZeneca, però, questa sospensione non è che “un’azione di routine che si adotta durante i test nel caso ci si trovi davanti a una reazione inspiegata”. Non è ancora chiaro, comunque, cosa possa essere accaduto al paziente della Gran Bretagna. AstraZeneca ha spiegato che “nei test più ampi reazioni avverse possono accadere per caso ma devono essere indipendentemente valutate con attenzione”.
Nel mese precedente, la società aveva reclutato 30 mila volontari per proseguire la sperimentazione del vaccino negli Usa e in Gran Bretagna per poi estendersi al Brasile e al Sud Africa. Insieme ad altre due aziende, inoltre, AstraZeneca era una delle case farmaceutiche più promettenti per lo sviluppo del farmaco. Oltre a questa, però, in fase 3 ci sono anche i vaccini della società tedesca Pfizer e quello italiano di Modena.
L’incidente di percorso è giunto proprio a una settimana di distanza dal momento in cui la società aveva siglato l’accordo con la Commissione Europea. “Le prime dosi, se il vaccino dovesse essere confermato come sicuro, saranno già disponibili entro la fine del 2020“, diceva il contratto. Ora, però, occorrerà attendere almeno altri 6 mesi.
Che cosa succede adesso?
Il manifestarsi di una reazione avversa in uno dei volontari che hanno deciso di sottoporsi all’inoculazione del vaccino comporta alcune conseguenze. I più scettici, infatti, hanno perso fiducia nel potere del farmaco; mentre gli ottimisti vedono questa situazione come un incidente di percorso routinario.
Ciò che ha spiegato l’immunologo Sergio Abrignani, comunque, è che “lo stop non significa che il vaccino sia morto, perché è normale quando si allarga il numero di partecipanti di un trial in fase di efficacia e sicurezza che possano verificarsi reazioni avverse, non necessariamente dovute al vaccino”. Quanto occorrerà aspettare adesso prima della ripresa della sperimentazione? “In genere questi stop durano 6-8 mesi – ha proseguito l’immunologo dell’Università statale di Milano –, ma se il problema dovesse essere facilmente individuato anche meno”.
Nel frattempo, comunque, l’agenzia regolatoria per i medicinali (Ema) dovrà nominare un comitato di esperti per capire se questa reazione avversa sia dovuta al vaccino in sé o al caso specifico. “Nella metà dei casi si riparte perché gli esperti concludono che non è dovuto al vaccino – ha concluso Abrignani -. Nell’altra metà dei casi resta il dubbio e proprio per questo si ferma lo studio, per un problema di sicurezza”.