Coronavirus, l’allarme Inail:
“Rischi anche con indice Rt sotto 1”

Riaprire le scuole di ogni ordine e grado e riattivare completamente i contatti sociali senza misure restrittive potrebbe determinare “un’onda epidemica non contenibile” di Coronavirus. Anche in presenza di un indice di contagio Rt inferiore alla fatidica cifra di 1. Lo spiega uno studio Inail-Iss, pubblicato sulla rivista ‘Proceedings of the National Academy of Sciences of the Us‘ (Pnas) e citato dall’Ansa.

Riaperture: cosa succede a Rt e incidenza contagio

Secondo lo studio, le riaperture sono rischiose se l’incidenza del contagio da Coronavirus resta alta. E indipendentemente dal fatto che l’Rt sia minore di 1. “Allentare le restrizioni quando l’incidenza delle infezioni è ancora alta può portare a un rapido nuovo picco dei casi, e quindi dei ricoveri. Anche se l’Rt è inferiore a 1“, affermano i ricercatori.

Il problema, per quanto riguarda il delicato tema della scuola, è l’impossibilità di circoscrivere senza alcun ragionevole dubbio le cause di eventuali nuovi focolai di Coronavirus. “L’analisi condotta – si legge infatti – non permette di distinguere tra infezione trasmessa all’interno degli edifici scolastici e infezione trasmessa durante le attività peri-scolastiche“. Il riferimento, per esempio, va a trasporti, assembramenti fuori dalle scuole, attività extra-scolastiche. La riapertura fino alle scuole medie inferiori, invece, secondo Inail e Iss potrebbe avere “un impatto limitato“.

Per quanto riguarda la tempistica con cui vengono riattivati i contatti sociali – si legge in una nota Inail sullo studio – la ricerca mostra che un anticipo prematuro delle riaperture può incidere notevolmente sull’andamento dell’epidemia“. Ad esempio, anticipare al 20 aprile la fine del lockdown (che in Italia si è invece verificata il 18 maggio) avrebbe potuto generare un sovraccarico di ricoveri per Coronavirus. Si parla di un incremento di circa il 500% delle ospedalizzazioni cumulative rispetto a quelle osservate da maggio fino a fine settembre.

Coronavirus: cosa ci dicono i dati della primavera

Dall’analisi è emerso – si legge ancora – che l’Rt minore di 1 è necessario per permettere un margine di azione dopo il rilascio delle restrizioni“. D’altro canto la bassa incidenzaè necessaria per mantenere il livello dei casi approssimativamente costante dopo che l’Rt ritorna a valori vicini a 1 a seguito delle riaperture“. Questo, conseguentemente, permette di controllare anche il livello di ospedalizzazioni e decessi per Coronavirus.

A sostegno di questa tesi, ci sono i dati. Lo studio spiega ciò che si è verificato con i contagi da Coronavirus durante la primavera scorsa: “L’Rt a livello nazionale è stato stimato a circa 3 in febbraio, è poi sceso sostanzialmente sotto 1 nel giro di due settimane a seguito del lockdown imposto l’11 marzo ed è poi ricresciuto a valori vicini e anche leggermente superiori a 1 a seguito delle riaperture del 18 maggio“.

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