“Sono fatte come le altre, ma quando si aprono c’è la plastica trasparente che permette ai sordomuti di leggere il labiale, rimanendo protetti“. Irene Coppola spiega così il funzionamento delle mascherine che lei stessa ha creato prendendo spunto da un video in circolazione su Facebook. “Ho fatto già la prima donazione a un centro di sordomuti, i quali sono stati contentissimi di avere avuto queste mascherine. Ne ho già fatte una ventina, ma la prossima settimana ne farò tante altre perché ho avuto varie richieste”.
Come è nata l’idea delle mascherine ?
“L’idea mi è venuta il giorno in cui c’è stata la disposizione per chiudere le attività ed ero particolarmente triste“, ha rivelato Coppola. “La moglie di un dottore entrò nel mio laboratorio con un pezzetto di stoffa in mano, chiedendomi si fargli quattro mascherine per lo studio medico, perché non ne trovava. Da lì mi è venuta questa idea: se queste mascherine funzionano per il dottore, ne posso fare altre. Allora ho comprato il primo tessuto e ne ho fatte dodici; tutte più belle delle prime quattro, anche perché ci ho preso la mano. Ho chiamato dodici miei clienti, che sapevo che potevano aiutarli, e le ho regalate. Da quel momento in poi non ci ho capito più niente, fino a farne mille in 24 ore; 8.200 mascherine in un mese, raggiungendo comodamente la quota di 400 mascherine fatte in un giorno”.
Mascherine donate anche ai sordomuti
Oltre alle mascherine trasparenti, la stilista e imprenditrice pugliese ne sta producendo anche di cotone, che ha donato a numerosi reparti e associazioni. “Ho fornito il Vito Fazzi di Lecce, l’Ospedale di Gallipoli, varie strutture di anziani, le Protezioni Civili, laboratori di trasfusioni, centri di donazione di sangue e poi le ho fornite anche alla Lilt”. “Sono una stilista”, ha poi aggiunto. “Ho una creazione di abiti da donna e queste mascherine mi impegnano tanto. Fino a quando non mi faranno riaprire continuerò a produrle: mi liberano la mente da quello che sta succedendo fuori“.