Coronavirus, Cassetti: “Il vaccino Usa sarà pronto entro il 2021”

Il vaccino per il coronavirus made in Usa non sarà pronto prima di gennaio 2021. A sostenerlo è Cristina Cassetti, vice direttrice della Division of Microbiology and Infectious Diseases (Dmid) e braccio destro di Anthony Fauci, il direttore del Niaid (National Institute of Allergy and Infectious Diseases). L’esperta coordina i sette progetti finanziati dal governo federale, a cominciare da quelli di Moderna e Pfizer, che da alcune settimane sono entrati nella fase tre della sperimentazione.

“Il vaccino sarà testato su 30mila volontari”

Nel corso di un’intervista al Corriere della Sera, Cassetti ha spiegato che sei aziende hanno cominciato a produrre le prime dosi del vaccino contro il coronavirus e a reclutare dei volontari. “L’obiettivo è arrivare a circa 30mila. Ci vorrà un po’ di tempo. Diciamo da qui fino alla fine di settembre, almeno. Ma c’è un passaggio importante da tenere presente. I test avranno senso quando saranno condotti su un certo numero di positivi. Altrimenti non sarà possibile verificare l’efficacia del vaccino”, chiarisce la vice direttrice del Dmid. La scelta di produrre già ora le prime dosi del vaccino è legata alla volontà di entrare in azione non appena la Food and Drug Adminitration avrà completato le verifiche. “Ci aspettiamo che l’autorità federale faccia le cose bene e possa dare il via libera con un provvedimento di urgenza. Le prime dosi dei vaccini approvati potranno essere subito distribuite. Le aziende bocciate dovranno buttare via tutto e ricominciare da capo”, aggiunge Cassetti.

La copertura del vaccino contro il coronavirus

Cassetti spiega che per il momento non è possibile stabilire quanto durerà la copertura del vaccino. Ipotizza però che sarà più lunga rispetto a quella del vaccino antiinfluenzale, dato che i coronavirus sono più stabili rispetto al virus influenzale. “Quindi possiamo ipotizzare che non sarà necessario un richiamo a breve. La copertura potrebbe durare anche qualche anno”. L’esperta ha aggiunto che, con ogni probabilità, il vaccino sarà disponibile su larga scala nel mondo. “Il nostro istituto sta collaborando con l’Organizzazione mondiale della Sanità, con l’Eu Funding dell’Unione europea, con alcune realtà non profit come il Cepi (Coalition for Epidemic Preparedness Innovations), la Bill & Melinda Gates Foundation e con il progetto Covax della Gavi Alliance”.

Il vaccino russo

Parlando del vaccino russo, Cassetti spiega che anche gli esperti statunitensi ne hanno scoperto l’esistenza da poco, perché i dati relativi al suo sviluppo non sono stati pubblicati. “Ho visto che hanno testato il vaccino su 76 persone. Mi sembra un numero troppo limitato per poter essere certi che sarà efficace e che si possano escludere effetti collaterali”.

Gestione cookie