Il colera è un’infezione acuta dell’intestino che causa disturbi come diarrea acquosa, vomito e rapida disidratazione (che in rari casi può portare alla morte, soprattutto se colpisce i bambini o gli anziani). È causata dai batteri Gram negativi della famiglia Vibrio cholerae, la cui trasmissione può avvenire per contatto orale, diretto o indiretto, con feci o alimenti contaminati. Le cure attualmente disponibili rendono il rischio di mortalità inferiore all’1%.
In origine il colera era diffuso soprattutto nella zona del delta del Gange, in India, ma durante il diciannovesimo secolo si è diffuso nel resto del mondo, provocando sei pandemie che hanno portato alla morte di milioni di persone. Attualmente la malattia è endemica in vari Paesi dell’Africa, dell’Asia, dell’America del Nord e dell’America del Sud. In Europa si verificano solo pochi casi all’anno, tutti registrati in persone di ritorno da nazioni in cui il colera è più presente. Il rischio di diffusione è minimo, grazie soprattutto agli elevati standard igienici e sanitari del Vecchio Continente, oltre alla presenza di un’adeguata assistenza sanitaria.
I fattori di rischio
Il consumo di cibi crudi o poco cotti rappresenta un fattore di rischio per il colera. In particolare bisogna prestare grande attenzione quando si mangiano i frutti di mare, perché i batteri della famiglia Vibrio cholerae possono vivere nelle zone costiere (ma anche nei fiumi salmastri). Anche le scarse condizioni igienico-sanitarie presenti in alcuni Paesi possono aumentare il rischio di contrarre il colera. Lo stesso vale per la cattiva gestione degli impianti fognari e dell’acqua potabile.
I sintomi
Chi entra in contatto con i batteri che causano il colera può manifestare i primi sintomi dopo un breve periodo di incubazione, la cui durata può variare da poche ore a 4-5 giorni. La diarrea è spesso intensa e può portare a una rapida e pericolosa perdita di liquidi. Si parla di feci ad “acqua di riso” perché il loro aspetto, pallido e lattiginoso, ricorda quello dell’acqua in cui è stato sciacquato del riso. Altri sintomi, come il vomito e l’inappetenza, possono aggravare la disidratazione. Quest’ultima può provocare una lunga serie di disturbi, come aritmia, crampi muscolari, irritabilità, letargia, occhi infossati, insufficienza renale, bocca secca e pressione sanguigna bassa. Nei casi più gravi può verificarsi anche lo shock ipovolemico, dovuto alla diminuzione acuta del volume di sangue circolante in seguito alla disidratazione, che può essere mortale. Nei bambini il colera si presenta sempre in forma grave, perché il loro equilibrio idrico ed elettrolitico è alquanto delicato.
È però opportuno sottolineare che nella maggior parte dei casi i sintomi sono lievi o assenti. Alcuni soggetti possono diventare dei portatori sani: pur non avendo alcun disturbo possono continuare a eliminare i batteri con le feci per un lungo periodo di tempo (da qualche settimana ad alcuni mesi).
Il trattamento del colera
Il trattamento dei pazienti con il colera prevede la somministrazione orale di soluzioni acquose ricche di zuccheri ed elettroliti, perfette reintegrare i liquidi persi. Nei casi più grave la somministrazione avviene per via endovenosa. Spesso la reidratazione è sufficiente a garantire la guarigione dei pazienti. Solo nel caso di chi è anziano o particolarmente disidratato l’Oms raccomanda l’uso degli antibiotici (che dev’essere sempre valutato dal medico curante).