Una nuova malattia terrorizza l’Italia, per il suo altissimo livello di contagiosità e per una mortalità stimata tra il 20 e il 70%. Si tratta della Candida Auris, proviene dal Kenya e ha ucciso un uomo di 70 anni che era rientrato in patria dopo un viaggio nel Paese africano. Ecco quindi che cosa è opportuno sapere e quanto ci deve spaventare il caso registrato all’Ospedale dell’Angelo di Mestre.
Candida Auris: come è arrivata in Italia
Come ha spiegato ‘Il Corriere Veneto’, l’uomo di 70 anni aveva contratto la Candida Auris durante un soggiorno in Kenya. Inizialmente è stato ricoverato sul luogo per calcoli renali, ma qui le sue condizioni sono costantemente peggiorate. Su richiesta della famiglia è avvenuto il trasferimento d’urgenza in Italia. Ma, dopo il ricovero in condizioni gravissime, è arrivato il decesso. E ora, insieme al cordoglio, cresce la preoccupazione per un possibile contagio ad altri cittadini del Veneto e non solo.
Un allarme simile era partito nel gennaio 2022 in Brasile, in seguito a due casi confermati di Candida Auris a Recife, nello stato di Pernambuco. Lo confermò l’Agenzia nazionale di sorveglianza sanitaria, specificando che i due pazienti – un uomo di 38 anni e una donna di 70 – erano già in isolamento. L’obiettivo era evitare la nascita di un possibile contagio da parte di questo fungo lievitiforme, capace di causare infezioni insidiose (potenzialmente letali) in persone con un sistema immunitario debilitato. Possibile che le stesse precauzioni, ora, scattino in Italia.
Cos’è Candida Auris
La scoperta di questo fungo risale al 2009. Gli scienziati lo hanno isolato per la prima volta in Giappone, individuandolo all’interno del canale auricolare di una 70enne ricoverata in un ospedale geriatrico. Da qui deriva l’appellativo latino “auris”: orecchio, appunto. Questo microrganismo è tuttora in parte sconosciuto. Ad esempio non è nota la sua provenienza né i meccanismi di resistenza. Non sono noti neppure i motivi delle frequenti infezioni avvenute negli ultimi anni in diverse aree del pianeta.
In tempi recenti, alcune specie micotiche – come Candida Auris – si sono rivelate una minaccia da non sottovalutare. La comunità scientifica si è infatti concentrata a lungo sulla lotta ai batteri resistenti agli antibiotici, “trascurando” però la pericolosità di alcuni microrganismi. Motivo per cui gli esperti suggeriscono di realizzare nuovi medicine capaci di contrastarli, limitando al contempo l’abuso di farmaci antifungini e antibiotici che consentono a batteri e funghi di sviluppare una resistenza sempre maggiore.
Dov’è diffuso il fungo
In Europa la prima infezione si è registrata all’interno di un ospedale cardiologico a Londra. Fra l’aprile del 2015 e il luglio del 2016, i casi di Candida Auris riscontrati nel Vecchio Continente sono stati 50. Negli Stati Uniti, invece, i ricercatori hanno individuato quasi 600 casi, di cui più di 300 solo nello stato di New York. In Italia e in Canada, invece, dal 2013 al 2017 le autorità sanitarie non hanno segnalato nemmeno un’infezione, secondo uno studio di Eurosurveillance.
Fra le caratteristiche più insidiose troviamo la capacità di questo fungo di trasmettersi indirettamente da una persona all’altra. Si diffonde soprattutto all’interno degli ospedali, dove può contaminare ogni superficie (inclusi i muri e il soffitto); oltre a tutti gli oggetti di uso comune, come i letti dei pazienti, le tende e i telefoni. Chi è in buona salute corre un rischio basso di contrarre un’infezione; mentre le probabilità aumentano per chi ha subìto un intervento o soffre di patologie croniche.
Perché è pericoloso?
Secondo il Ministero della Salute, Candida Auris è “altamente pericoloso” perché: è un patogeno particolarmente infettivo e circa il 90% di quelli isolati sono resistenti ad almeno una delle tre classi di antifungini disponibili; l’infezione spesso si riscontra in pazienti già ospedalizzati e con un sistema immunitario cagionevole (ad esempio chi ha da poco subìto un intervento chirurgico o soffre di una malattia cronica come il diabete); può portare al decesso nell’arco di 90 giorni; i pazienti possono rimanere a lungo colonizzati.
Inoltre: il tasso di mortalità di Candida Auris è elevato (circa 30-70%); è particolarmente persistente nell’ambiente e difficile da eradicare; può formare biofilm e pertanto avere una ridotta suscettibilità ai comuni prodotti antifungini e ai disinfettanti più diffusi (come perossido di idrogeno e clorexidina); la scarsa conoscenza della specie può portare a diagnosi ritardate nelle strutture sanitarie, oltre a trattamenti inefficaci, a un elevato rischio di morte e al possibile contagio di altri soggetti.
Candida Auris, i sintomi
I sintomi più diffusi delle infezioni da Candida Auris sono: bruciore, difficoltà a deglutire, dolori muscolari, febbre e affaticamento. A rendere difficoltosa una diagnosi tempestiva contribuisce anche il fatto che i sintomi siano simili a quelli di altre malattie, a partire dall’influenza. Nemmeno i test di laboratorio permettono di dissipare ogni dubbio, poiché spesso questo fungo viene spesso confuso con la più nota e diffusa Candida comune.
I legami con il Covid-19
Il Ministero della Salute italiano conferma che “diversi studi scientifici allertano sulla frequenza di infezioni” da Candida Auris “in pazienti Covid-19 in vari Paesi”. Come accennato in precedenza, di questo fungo si sa ancora relativamente poco, pertanto non è chiaro se possa esserci o meno una possibile correlazione con il nuovo Coronavirus o se l’infezione sia da ricondurre al periodo di ricovero in ospedale, dove è maggiormente diffuso.