Complice quanto successo in Emilia Romagna, negli ultimi giorni si sta parlando molto di cambiamenti climatici. Un tema sempre più al centro delle diverse agende politiche mondiali, a cui tuttavia, è sempre più evidente, è difficile dare una risposta unica e concreta, per via delle disuguaglianze che spaccano Paesi e Nazioni differenti. Nonostante gli allarmi di ambientalisti, attivisti, ed esperti di tutto il mondo – e le resistenze di coloro che credono che ‘siano solo frottole’ – il cambiamento climatico sta coinvolgendo, e coinvolgerà, sempre più aspetti del nostro quotidiano. Come ad esempio la produzione del caffè. A sostenerlo è un rapporto di Christian Aid, che afferma che entro il 2100 il fenomeno ridurrà di oltre la metà la terra disponibile per le coltivazioni di caffè. Secondo Christian Aid, infatti, l’aumento delle temperature, e l’imprevedibilità del clima, ridurranno del 54,4% la terra del mondo adatta alla coltivazione del caffè. Questo nonostante le temperature globali si alzeranno di 1,5/2 gradi in più rispetto ai livelli preindustriali.
Alcune dichiarazioni
“Gli africani costituiscono il 17% della popolazione mondiale, ma generiamo solo il 4% delle emissioni di gas serra che hanno causato la crisi climatica. Eppure siamo noi a subire il peso maggiore degli impatti del cambiamento climatico”, ha dichiarato in merito Yitna Tekaligne, country manager dell’ente di beneficenza in Etiopia, e citata nel rapporto di Christian Aid. Per Tekaligne, “la nostra industria del caffè è l’export più importante dell’Etiopia e genera un’occupazione significativa. Ma ora è minacciata dai cambiamenti climatici”. Un impatto, secondo la country manager, già molto evidente. Ne sono una riprova gli elevati livelli di ruggine impregnata nelle foglie delle piante di caffè.
Il ruolo dei cambiamenti climatici
Il cambiamento climatico non ha dei risvolti solo sugli ambienti che abitiamo, e quindi città, mari o montagne, ma anche sulla nostra salute fisica. La stessa può essere minacciata da eventi improvvisi, che si verificano in maniera molto più violenta e aggressiva rispetto al passato: quando ciò accade, è molto spesso impossibile intervenire, se non a margine di quanto successo. Ne sono un esempio le recenti alluvioni in Italia, non da ultimo quella dell’Emilia Romagna, ma anche gli eventi che accadono in montagna: qui, i cambiamenti atmosferici stanno avendo un impatto sempre più frequente, e importante, su coloro che si avventurano per ghiacciai, sentieri o pareti di montagna a diverse altitudini ed esposizioni. Ed è per questo necessario non solo avere una buona dimestichezza della situazione, ma è anche importante prepararsi ad eventuali difficoltà del caso. Qui ad essere minacciata può essere la vita stessa del singolo, che può ritrovarsi davanti una situazione che non sa gestire, e che lo coglie impreparato.
Sul rapporto di Christian Aid è intervenuto anche David Taylor, senior policy manager della Fairtrade Foundation: “Questo rapporto di Christian Aid evidenzia ciò che i coltivatori di caffè Fairtrade ci dicono da tempo: le conseguenze catastrofiche del collasso climatico stanno mettendo in pericolo non solo i loro mezzi di sussistenza, ma anche il futuro della loro coltura popolare. Le comunità agricole hanno un ruolo fondamentale nell’affrontare la crisi climatica e hanno le competenze per affrontarla”. Non tutti i piccoli coltivatori di caffè, tuttavia, possono permettersi di affrontare dei grandi cambiamenti, in quanto il ricavo che ricevono per i loro prodotti risulta essere molto basso. La cosa colpisce particolarmente quelli che non hanno le protezioni finanziarie offerte da Fairtrade.