“Non dobbiamo aspettarci un’estate simile alla precedente”, sostiene il microbiologo Andrea Crisanti. E questa è da un lato una buona notizia e dall’altro un aspetto preoccupante. “Rispetto a un anno fa ci sono due fattori completamente nuovi”, spiega il professore di Microbiologia dell’Università di Padova, tra le voci più ascoltate sul Covid fin dai primi studi condotti a Vo’ Euganeo nel marzo del 2020.
“Un buon numero di persone ha completato il ciclo vaccinale, e anche la prima dose ha raggiunto quasi il 60 per cento della popolazione. Con un effetto positivo sulla curva epidemica. Allo stesso tempo – avverte Crisanti – c’è la nuova variante Delta, con una maggior capacità di infettare”. Due forze contrastanti che spingono in direzioni opposte e rendono difficile fare previsioni.
Lo stesso numero di morti di un anno fa
Osservando i dati, emerge una coincidenza particolare. In alcuni giorni di luglio, i decessi sono stati gli stessi del 2020. Ad esempio, il 10 luglio le vittime sono state dodici: come un anno fa. E il paragone, con qualche oscillazione, vale anche per gli altri giorni del mese. “Eppure non è possibile fare un confronto”, precisa Crisanti. “Le condizioni oggi sono cambiate rispetto ad allora”.
“La tregue della scorsa estate era determinata da un fatto preciso. Eravamo reduci da una situazione di lockdown rigido. Mentre adesso – spiega il microbiologo – veniamo da mesi in cui i contagi si sono accumulati”. Dunque l’effetto dei vaccini c’è e si sente, perché altrimenti le vittime sarebbero state in numero maggiore. “Semplicemente sono state ricoverate più persone e quindi ci sono stati più decessi”, conclude Crisanti.
A confermare l’influsso dei vaccini ci sono anche i dati sui posti letto occupati in terapia intensiva e nei reparti ordinari. I numeri un anno dopo sono circa dimezzati. Sempre esaminando il 10 luglio, nel 2020 in rianimazione si trovavano 161 pazienti contro i 65 attuali. Un dato che sale a 1.147 persone contro le 884 attuali per quanto riguarda i reparti di degenza.
Crisanti: “Regno Unito non lascia ben sperare per l’Italia”
Resta il fatto che la nuova variante cambierà le carte in tavola. “È sufficiente vedere cosa sta accadendo nel Regno Unito per prevederlo”, aggiunge Crisanti. “E non lascia ben sperare per l’Italia. Senza contare che là hanno anche una copertura vaccinale più estesa rispetto al nostro Paese”.
Ma c’è un altro fatto a preoccupare Andrea Crisanti. “A quanto pare la variante Delta non risente del caldo perché si sta diffondendo anche in estate e in Paesi con temperature più elevate rispetto a noi. Finché però non ci saranno studi più precisi – continua il microbiologo – capire come intervenire è complicato. Perché non è ancora chiaro se sia del 30 per cento più contagiosa della variante inglese, o addirittura del 100 per cento, come sostengono alcuni”.
In Africa, ad esempio, in una sola settimana i decessi per Covid sono aumentati del 43 per cento. Da 4.384 a 6.273. “E oltretutto c’è un enorme problema di sottostima dei dati”, aggiunge il microbiologo.
Anche dal lato dei vaccini, ci sono poche certezze, se non che è l’unica arma a disposizione. “Non sappiamo esattamente quanto dura la protezione degli anticorpi prodotti in seguito alla vaccinazione” fa notare Crisanti. Probabilmente almeno 9-10 mesi, come nel caso di infezione da Covid. Ma è tutto in divenire. Insomma, per sperare nell’immunità di gregge c’è ancora da attendere.