E se, in piena emergenza Coronavirus, tra il personale medico autorizzato a effettuare i tamponi sulla cittadinanza ci fossero anche i veterinari? Questa la nuova ipotesi delineata da Luca Zaia, nel corso del punto stampa che il presidente della Regione Veneto ha tenuto mercoledì 4 novembre.
Tamponi dai veterinari: i motivi dietro l’idea
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Inevitabilmente il tema centrale è il nuovo Dpcm in arrivo, e ancora una volta Zaia ha voluto sottolineare l’importanza delle misure di contenimento del contagio da Coronavirus varate a livello tanto nazionale quanto locale: “Gli scettici devono capire che la pressione sugli ospedali del Veneto continua a crescere. Una media di 70 persone è costretta al ricovero ogni giorno. Per questo puntiamo a salvaguardare al massimo i reparti di oncologia e psichiatria, insieme ai punti nascita“.
Da questa necessità deriva la proposta di Zaia, destinata con grande probabilità a far discutere. “Ho dato disposizione di convocare i rappresentanti dei 2.450 veterinari in Veneto per fare i tamponi“, ha infatti annunciato il governatore del Veneto. Spiegando anche: “L’uomo è un mammifero. Come tutti i mammiferi dispone di sette vertebre cervicali e allatta i suoi neonati. Di questo i veterinari sono esperti. Quindi, se fossero disponibili, non vedo nulla di trascendentale nel coinvolgerli in un percorso che mira a effettuare i tamponi“.
Da Zaia un nuovo appello alla cittadinanza
Zaia, che ha istituito martedì 3 novembre un Comitato di crisi per l’emergenza Covid in Regione, è quindi passato al delicato capitolo sulle diverse “fasce” che il Dpcm prevederà. “Non abbiamo ancora notizie sulla classificazione del Veneto – ha anticipato –. Ma la mia preoccupazione non è sul colore della nostra fascia, quanto che una fascia verde sia recepita come semaforo verde“.
“C’è la necessità di ridurre al minimo gli incontri in casa, anche con amici e familiari. Abbiamo avuto fin troppi focolai domestici negli ultimi giorni. Stiamo vivendo un momento in cui è davvero indispensabile il contributo di tutti“, ha quindi insistito Zaia. Confermando ancora una volta una linea di estrema prudenza che ha caratterizzato il suo operato contro il Coronavirus sin dai mesi di febbraio e marzo. Lontani nel calendario ma, forse, mai così vicini.