Sulla scia dell’indignazione provocata dall’ennesimo caso di femminicidio, quello della giovane Giulia Cecchettin, il governo ieri ha presentato un progetto pilota destinato alle scuole superiori per il contrasto alla violenza sulle donne. Si chiama “Educare alle relazioni”. L’obiettivo è “affrontare il tema del maschilismo, del machismo e della violenza psicologica e fisica sulle donne”, ha detto il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara nella conferenza stampa indetta al Senato mentre in aula si votava il disegno di legge sulla violenza di genere e domestica.
Cosa prevede il progetto
Il progetto è stato firmato dai ministeri di Istruzione, Pari opportunità e Cultura. “Si articola in gruppi di discussione, con il coinvolgimento degli studenti in prima persona”, ha spiegato Valditara.
Si tratta in concreto di un modulo d’insegnamento extracurricolare, ovvero fuori dall’orario scolastico, di 30 ore. L’adesione delle scuole e delle singole classi è volontaria mentre è obbligatorio il consenso dei genitori.
Gli studenti “saranno invitati a prendere consapevolezza circa l’argomento e verranno edotti delle conseguenze penali che comportamenti impropri possono generare”. I gruppi, moderati dai docenti appositamente formati, “potranno essere supportati da esperti qualificati, come psicologi e altri operatori del campo”. Ciascun istituto potrà coinvolgere autonomamente specialisti in educazione affettiva e relazionale, avvocati, assistenti sociali, operatori di organizzazioni attive nel campo del contrasto alla violenza di genere.
Il progetto partirà in forma sperimentale nelle scuole superiori. Quando esattamente non è chiaro. Il ministro non ha saputo fornire tempistiche certe. “Dobbiamo formare gli insegnanti. Speriamo di partire nella seconda metà dell’anno scolastico”. Valditara non ha escluso che le lezioni “in prospettiva” possano “diventare obbligatorie”. E in quel caso “ci vorrà una legge per far entrare la materia nel curriculum”.
A valutare l’esito dei gruppi di discussione sarà l’ordine degli psicologi. Ciascuna scuola dovrà fornire una relazione finale. Il progetto è finanziato con 15 milioni di euro in quattro anni attinti ai fondi Pon della Commissione europea.
Il caso Amadori
Nel corso della conferenza stampa il ministro è tornato sul caso di Alessandro Amadori, il consulente del ministero dell’Istruzione, a capo del gruppo di lavoro che ha elaborato le linee guida del progetto, finito al centro della bufera per le tesi espresse nel libro “La guerra dei sessi. Piccolo saggio sulla cattiveria di genere”.
“Non c’è alcuna frase contro le donne in generale né che si giustifichi atteggiamenti di prevaricazione contro le donne. Si parla di un rapporto conflittuale tra uomo e donna, si stigmatizza persino il patriarcato e l’atteggiamento violenza e si dice che in alcuni casi ci sono atteggiamenti prevaricatori da parte del genere femminile. Non c’è alcun atteggiamento discriminatorio in quelle pagine, lui ha la sua tesi, io potrei averne altre”, ha detto Valditara.
Già martedì scorso il titolare dell’Istruzione aveva chiarito che il progetto “è stato scritto dal dipartimento del ministero dell’Istruzione dopo aver sentito il parere delle associazioni dei genitori, degli studenti, dei docenti, dei sindacati, dell’ordine degli psicologi e di diversi esperti fra cui anche giuristi e pedagogisti. Il documento è stato letto, condiviso e sottoscritto da me”, ha detto invitando a “evitare polemiche pretestuose”. Si tratta di un lavoro “frutto di un ascolto ampio”, dalle associazioni all’Ordine degli psicologi. “Il resto sono polemiche che stanno a zero“, ha tagliato corto.
Cosa dice il libro
Psicologo, saggista e docente di marketing politico all’Università Cattolica di Milano, Amadori è, insieme a Valditara, coautore di “È l’Italia che vogliamo. Il manifesto della Lega per governare il Paese”. Ma a far discutere è il volume edito nel 2020 da BookSprint e scritto a quattro mani con Cinzia Corvaglia nel 2020, di cui lunedì scorso il quotidiano Domani ha pubblicato degli stralci.
Nel mirino in particolare il capitolo finale, dal titolo emblematico “Il diavolo è anche donna”, in cui ipotizza “una vera e propria guerra dei sessi, il cui esito potrebbe essere una società non più patriarcale ma ginarchica. L’ipotesi non è solo fantapolitica, ed è uno dei possibili esiti dello scontro fra il maschile e il femminile. Scontro che in realtà è già iniziato e che ciascun genere sessuale combatte con le armi della propria specifica cattiveria. Che il principio maschile nella società sia in via di demolizione è ormai chiaro”.
Secondo gli autori, la “cattiveria femminile” ha “caratteristiche per molti aspetti complementari a quella maschile, molto meno nota e studiata, ma per certi versi davvero sorprendente per intensità e capacità distruttiva”.
Opposizioni all’attacco
Immediata la reazione dell’opposizione dopo le indiscrezioni si stampa, con il Movimento 5 Stelle che ha chiesto un’informativa urgente in aula al ministro Valditara per “fornire tutte le dovute spiegazioni sulla nomina” del professore.
Per il Partito democratico si tratta di una “scelta preoccupante” e “sorprende come su un tema così urgente e drammatico sia stata scelta una personalità che più volte in diversi interventi ha avvalorato tesi delle responsabilità delle donne come causa delle violenze. Tesi che sembrano incompatibili con lo scopo che il progetto deve perseguire”, ha commentato Irene Manzi, capogruppo del Pd in commissione Cultura alla Camera.
Alleanza Verdi Sinistra invece ha chiesto a Valditara di revocare la consulenza al professore. “Che sia lui ad aver coordinato il progetto” del ministero “è una vera vergogna”, ha attaccato Elisabetta Piccolotti.
La difesa: “Non mi dimetto”
Lo psicologo dal canto suo respinge le accuse e fa sapere che non ha alcuna intenzione di fare un passo indietro, a meno che non ci sia “da parte del ministro” una richiesta in tal senso. “Ho solo sostenuto che anche da parte delle donne c’è una sfera di aggressività, che non è quella criminale dell’uomo, ma porta a valutazioni troppo rigide nei confronti dei maschi”. Nel testo insomma “non c’è nessun intendimento anti femminile, ma quello di arrivare a una nuova alleanza tra i generi”.
Ancora violenza sulle donne: un altro femminicidio
Fuori dai palazzi della politica intanto la mattanza prosegue. Mentre il Paese è ancora scosso per la morte di Giulia Cecchettin, negli ultimi giorni si sono registrati altri casi di violenza sulle donne. Martedì scorso a Fano, nelle Marche, un uomo di 70 anni ha ucciso la moglie di 66 strangolandola. Subito dopo l’assassino ha ingerito dei barbiturici. Attualmente è ricoverato, in stato di arresto, in ospedale ma non versa in condizioni gravi.
A distanza di poche ore a Erba, in Lombardia, una giovane di origini marocchine è stata aggredita con l’acido dall’ex fidanzato, che le ha gettato il liquido sul volto. L’uomo, un connazionale di 24 anni, era già stato arrestato lo scorso agosto per stalking nei confronti della 23enne. E per questo il giudice aveva disposto nei suoi confronti l’obbligo di dimora con il divieto di avvicinamento alla donna. Da quando nel 2022 la relazione si era conclusa, lui aveva continuato a tormentarla, arrivando ad aggredirla e a danneggiare la sua auto.