La ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha parlato di una “svolta storica“, sottolineando che il nuovo sistema di selezione premia l’impegno e il merito degli studenti, superando la logica “casuale” dei test
Con 87 voti favorevoli, 40 contrari e 18 astensioni l’aula del Senato ha approvato il disegno di legge sull’accesso ai corsi di laurea in medicina e chirurgia. Il sistema di selezione per accedere alle facoltà di medicina in Italia potrebbe subire una trasformazione radicale. Con l’approvazione al Senato del disegno di legge l’abolizione del numero chiuso a medicina è un po’ più vicina. La proposta, che ora passa all’esame della Camera per il via libera definitivo, riscrive le modalità di accesso agli studi medici. L’attuale sistema, caratterizzato da test d’ingresso talvolta molto difficili che limitano la possibilità di accesso, è stato spesso criticato. Questa riforma potrebbe trasformare l’accesso alle facoltà rendendolo più meritocratico e inclusivo.
Cosa propone la riforma
Secondo i dati del servizio sanitario nazionale, quasi la metà dei medici di famiglia in Italia (il 47,7%), supera la quota limite dei 1.500 pazienti assistititi, con una stima di circa 3.100 medici mancanti.
Il nuovo sistema prevede che gli studenti possano iscriversi al primo semestre del corso di laurea senza dover sostenere il test di ingresso. Nel periodo iniziale tutti gli studenti potranno frequentare i corsi e sostenere gli esami previsti senza alcuna barriera iniziale. A semestre completato si procederà con una selezione, basata sui risultati ottenuti durante i primi mesi. La selezione avverrà sulla base di una graduatoria nazionale che terrà conto dei voti ottenuti nei corsi del primo semestre. Gli studenti che non riusciranno a superare questa selezione, potranno fare uso dei crediti formativi acquisiti durante primo semestre per iscriversi a corsi di laurea.
La riforma si propone di affrontare anche la questione della scarsa disponibilità di posti nelle facoltà di Medicina, che non riescono a soddisfare la domanda crescente dei giovani che vogliono intraprendere questa carriera. Il governo ha annunciato che, insieme alla revisione delle modalità di accesso, verranno introdotte anche iniziative di orientamento per i giovani durante gli ultimi anni di scuola secondaria, al fine di prepararli meglio alle scelte universitarie e professionali.
Le reazioni
La ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha parlato di una “svolta storica“, sottolineando che il nuovo sistema di selezione premia l’impegno e il merito degli studenti, superando la logica “casuale” dei test. “Oggi segniamo una svolta attesa da tantissimi studenti e da tantissime famiglie. Aboliamo i quiz per l’accesso a Medicina e apriamo il numero chiuso in modo sostenibile e programmato“, ha dichiarato al termine della votazione. La ministra sottolinea che questa riforma non solo migliorerà la formazione degli aspiranti medici, ma rappresenta anche un passo avanti per il sistema sanitario nazionale, destinato a beneficiarne grazie a una preparazione di qualità e a una maggiore presenza di professionisti preparati nelle strutture sanitarie italiane.
Un altro aspetto sottolineato dalla ministra riguarda il fenomeno del “turismo universitario”. “Vogliamo che i nostri studenti restino in Italia per rafforzare il nostro sistema sanitario e contribuire a renderlo ancora più forte“, ha affermato Bernini.
“Ho cominciato aumentando il numero degli iscritti e dando loro corrispondentemente risorse. L’aumento sarà progressivo e graduale e il test sarà sostituito da un semestre caratterizzante in cui i ragazzi prima di tutto non dovranno fare nessuna formazione preparatoria a pagamento, ma saranno formati dalle università, gratuitamente, il che è massimamente democratico ed inclusivo, però in questo caso sarà una formazione qualificante perché in questi sei mesi studieranno materie caratterizzanti sulla base delle quali acquisiranno dei crediti formativi che li farà entrare in una graduatoria nazionale“. “L’unica cosa insostenibile e insopportabile che abbiamo tolto subito sono i test che creavano un mercato sottostante vergognoso, orribile, in cui famiglie e studenti erano sottoposti a spese inutili, a costosissimi modelli di preparazione ai test che non preparavano al merito, ai contenuti“, ha aggiunto Bernini.
Le opposizioni politiche hanno sollevato preoccupazioni, temendo che la riforma possa portare a un abbassamento della qualità della formazione, vista la mancanza di un test nazionale che garantisca un filtro efficace prima dell’ingresso nei corsi di laurea. Tuttavia il governo ha assicurato che la selezione basata sui voti del primo semestre garantirà comunque un alto livello di preparazione.
Cosa succede adesso
Il disegno di legge, ora passato al Senato, dovrà proseguire il suo iter in Parlamento, dove si discuteranno gli ultimi dettagli, ma una volta diventato legge, la riforma potrebbe entrare in vigore già dal prossimo anno accademico 2025/26.