Vannacci, perché il generale rischia di essere declassato?

C’entrano il suo secondo libro, “Il coraggio vince”, le informazioni riservate contenute al suo interno e la precedente sospensione di 11 mesi

Al generale Roberto Vannacci potrebbero costare care alcune dichiarazioni presenti nei suoi libri “Il mondo al contrario” e “Il coraggio vince”. Il 25 settembre l’eurodeputato dovrà comparire davanti al Tribunale Amministrativo Regionale di Roma per partecipare all’udienza contro la sospensione per 11 mesi decisa dai vertici delle forze armate in seguito alla pubblicazione della prima opera, ma i suoi problemi con la legge non finiranno in quell’occasione. C’è un altro fascicolo aperto su di lui e riguarda le informazioni riservate che ha svelato nella sua seconda fatica letteraria, apparentemente senza averne l’autorizzazione. Stavolta il generale rischia di subire il declassamento a militare di ultima fascia, ossia a soldato semplice.

Le informazioni riservate rivelate da Vannacci

All’interno del libro “Il coraggio vince”, una vera e propria autobiografia, Vannacci si è soffermato su episodi relativi a missioni, rapporti con altri contingenti e relazioni con i diplomatici. Parlare di certi argomenti non è vietato in senso assoluto, ma prima di farlo è necessario richiedere l’autorizzazione ai superiori per ogni singolo episodio che si vorrebbe rendere pubblico e il generale, in base a quanto è emerso, non l’ha mai fatto.

La presentazione del libro Il coraggio vince
La presentazione del libro Il coraggio vince | ANSA/ CIRO FUSCO – Newsby.it

Oltre al declassamento, l’eurodeputato in quota Lega rischia anche la rimozione, il che gli renderebbe impossibile “tornare al servizio militare attivo” come aveva ipotizzato ieri, lunedì 2 settembre, in una lettera inviata al Corriere della Sera.

La lettera inviata al Corriere della Sera

Nella missiva, Vannacci si era paragonato al condottiero romano Lucio Quinzio Cincinnato che, dopo aver ricoperto le cariche di console e di dittatore, si ritirò in campagna a condurre una vita semplice, consapevole che la patria non aveva più bisogno di lui.

“Pretendere che un politico debba essere esclusivamente tale, privo di esperienze in altri campi e incapace di tronare a tali attività, imporrebbe forti limitazioni partecipative alla vita pubblica del Paese a chi ha scelto la professione di militare, di professore o di magistrato”, aveva sottolineato Vannacci.

Nella lettera, il generale si era poi rivolto al giornalista Carlo Verdelli, che aveva sollevato dei dubbi sulla compatibilità tra il ruolo di europarlamentare e la posizione di Vannacci nell’esercito italiano. “In merito al suo suggerimento di dimettermi dall’esercito, preciso che nessuna legge o normativa mi impone di farlo”, aveva scritto il militare. “Non mi risulta, peraltro, che in passato siano state richieste le dimissioni di altri militari o magistrati che hanno espresso pubblicamente le loro idee o che hanno partecipato attivamente alla vita politica del Paese”, aveva aggiunto.

Vannacci: “Mi sono sempre comportato correttamente”

“Sono estremamente sereno e sempre più convinto della correttezza delle mie azioni”, ha dichiarato Vannacci nel corso di un’intervista concessa all’Agi. “Mi sono sempre comportamento correttamente nel corso della mia carriera miliare e come sempre risponderò nelle sedi opportune”, ha aggiunto il generale parlando del procedimento disciplinare nato in seguito alla pubblicazione di “Il coraggio vince”.

Il ruolo dell’amministrazione militare

Come si legge nella guida tecnica della Difesa, l’amministrazione militare agisce secondo “la necessità di tutelare il prestigio e l’immagine interna”. I suoi provvedimenti disciplinari arrivano qualora il “militare non possa più svolgere le sue funzioni con pienezza di autorità e credibilità” e “la sua permanenza in servizio possa turbare il regolare e corretto svolgimento delle attività istituzionali dell’ente”.

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