Le immagini di Ilaria Salis condotta in un’aula di tribunale con il guinzaglio e le catene ai polsi e alle caviglie hanno scioccato. Tanto da mettere in moto la macchina della Farnesina, dopo quasi un anno di silenzio. L’insegnante milanese di 39 anni è detenuta in un carcere di Budapest dal febbraio del 2023 con l’accusa di aver partecipato a un’aggressione contro militanti neofascisti nella capitale ungherese. La Procura ha chiesto una condanna a 11 anni di detenzione mentre la donna continua a professare la propria innocenza.
Il padre, che da allora si batte per riportare a casa la figlia, accusa Roma. “Credo che l’ambasciata italiana abbia partecipato ad almeno quattro udienze in cui mia figlia è stata portata in queste condizioni davanti al giudice”, ha detto Roberto Salis su Rai Tre. Secondo l’uomo, la rappresentanza diplomatica a Budapest era a conoscenza del trattamento che stava subendo la figlia. “Gli unici che lo sapevano e non hanno detto nulla”.
Primo incontro con l’ambasciatore in Ungheria
Oggi, dopo undici mesi, ha potuto incontrare l’ambasciatore Manuel Jacoangeli. “Per la prima volta c’è un concreto interesse ad appoggiare la nostra richiesta che Ilaria torni a casa e sia liberata. E questo si può realizzare con la misura dei domiciliari in Italia“, ha spiegato Eugenio Losco, uno dei legali italiani di Ilaria Salis dopo il faccia a faccia avuto con il diplomatico.
“Da parte sua ci sarà massimo impegno per garantire che Ilaria possa rientrare in Italia ai domiciliari in conformità con la legislazione europea. In questi casi il timore è quello del pericolo di fuga ma l’Italia potrà garantire che sarà eseguita la misura cautelare”, ha aggiunto l’altro legale, Mauro Straini.
La Farnesina si muove: convocato ambasciatore
Oggi è previsto anche l’incontro fra l’ambasciatore italiano e il ministro della Giustizia di Budapest “al quale presenterà anche le rimostranze per le condizioni in cui Ilaria è stata portata in aula ieri”, ha confermato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che in parallelo ha disposto la convocazione alla Farnesina dell’incaricato d’affari ungherese, chiedendo ufficialmente che a Salis venga accordato “al più presto un regime di custodia cautelare in linea con la normativa europea incluse misure alternative alla detenzione in carcere”. Il ministero non ha mancato di “ribadire la protesta del governo italiano per le condizioni” in cui viene trattenuta la donna, ha detto il vicepremier.
Tajani: “Orban non c’entra, giudici indipendenti”
Intervistato da Radio Anch’io, Tajani ha detto di aver già parlato con l’omologo ungherese chiedendo “il rispetto delle regole perché mi sembra si sia ecceduto”. Secondo il capo della Farnesina, “siamo di fronte a una violazione delle norme comunitarie” e “condurre in quella maniera un detenuto è fuori luogo e non in sintonia con la nostra civiltà giuridica“. Il vicepremier ha assicurato che il governo non abbandonerà la donna perché “siamo nell’Unione europea e ci sono diritti dei cittadini da rispettare”.
Già ieri il ministro aveva precisato che “il reato ipotetico è avvenuto in Ungheria quindi deve essere processata lì“. Per poter chiedere il suo trasferimento in Italia, la donna deve prima ottenere gli arresti domiciliari. “Se vogliamo parlare in punta di diritto, Viktor Orban non c’entra niente. Non è che il governo decide il processo. La magistratura è indipendente”. E “l’Ungheria è uno Stato sovrano. Noi possiamo soltanto fare delle proteste”, ha detto alludendo al primo ministro ungherese, tra i più stretti alleati della presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
L’accusa di tentato omicidio colposo
Ilaria Salis è imputata insieme a altri tre cittadini stranieri. Uno di essi, un tedesco, si è dichiarato colpevole ed è stato condannato con rito immediato a tre anni. Secondo il codice magiaro, trascorsi due terzi della pena potrà essere espulso dall’Ungheria e non potrà rientrarvi per cinque anni. Accusata di aver partecipato, con esponenti del gruppo di estrema sinistra “Hammerband”, a quella che le autorità ungheresi hanno definito una “caccia all’uomo”, la maestra deve rispondere di tentato omicidio colposo in concorso e si è vista negare la revoca della custodia cautelare per il presunto pericolo di fuga.
In realtà gli aggrediti, arrivati nella capitale ungherese per commemorare il “Giorno dell’onore”, un raduno neonazista, hanno ricevuto pochi giorni di prognosi e non hanno sporto denuncia. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 24 maggio.
Il padre: “Lasciata in cella senza sapone per 35 giorni”
Sin dall’inizio i legali di Ilaria Salis hanno denunciato le condizioni di detenzione della donna. “Sente di essere stata tenuta inutilmente sotto un regime carcerario eccessivamente stretto e di essere considerata alla stregua di un terrorista internazionale”, ha spiegato l’avvocato Gyorgy Magyar.
Dopo l’arresto i genitori non hanno potuto vedere la figlia per sei mesi. “Ho saputo delle condizioni a cui è sottoposta il 12 ottobre, quando abbiamo letto una lettera di Ilaria” recapitata all’ambasciata tramite gli avvocati, ha denunciato Roberto Salis al programma Quarta Repubblica. È trascorso oltre un mese prima che la donna potesse ricevere un pacco dai familiari. “Mia figlia è stata torturata per 35 giorni, 8 giorni è stata lasciata con i vestiti sporchi. È stata per 8 giorni in cella di isolamento senza carta igienica, sapone e assorbenti”.
L’amministrazione carceraria di Budapest dal canto suo ha respinto come “false” le accuse secondo cui le carceri sarebbero infestate da topi, cimici e altri insetti. “Negli istituti vengono effettuati continui controlli igienici e i detenuti ricevono un’adeguata assistenza sanitaria”. A corroborare la denuncia di Ilaria Salis ci sono però le testimonianze di numerosi detenuti raccolte dall’Hungarian Helsinki Committee.
Un quadro esacerbato dal sovraffollamento delle celle, come denunciato dallo stesso HHC. E che le condizioni in cui vivono i detenuti siano pessime, molto al di sotto degli standard comunitari, lo confermano anche il Consiglio d’Europa e Amnesty International.
Quanto all’indipendenza della magistratura ungherese evocata da Tajani, la Commissione europea periodicamente bacchetta Budapest proprio per le ingerenze della politica a cui sono sottoposti i giudici magiari. E malgrado le riforme introdotte di recente, per sbloccare i fondi congelati da Bruxelles, molta strada resta da fare secondo l’esecutivo comunitario.
Le opposizioni: “Meloni riferisca in aula”
Intanto in Italia monta la polemica. Le opposizioni unite – Pd, M5S, Avs, Azione, Iv e +Eu – chiedono che la premier Meloni riferisca al più presto in aula alla Camera e al Senato con un’informativa urgente sul caso. “Le condizioni in cui è stata ammanettata Ilaria nel tribunale ungherese sono indegne e inaccettabili. Vogliamo sapere se, nei suoi numerosi incontri, la premier ha mai parlato con Orban della situazione di Ilaria. Se il governo, tramite la Farnesina, era a conoscenza di quanto sta accadendo e se Meloni, per tutelare i suoi rapporti con Orban, chiuderà gli occhi dinanzi al vergognoso trattamento che sta subendo una cittadina italiana”, ha spiegato in una nota Stefano Patuanelli, capogruppo del Movimento cinque stelle a Palazzo Madama.
L’Ue: gli Stati rispettino standard minimi
Da Bruxelles invece si osserva cautela. “Non commentiamo i casi individuali in corso. In generale la detenzione è una responsabilità primaria dei Paesi membri. Quello che posso ricordare in un contesto più ampio è che la Commissione ha avanzato nel dicembre 2022 delle raccomandazioni sulle condizioni di detenzione nei Paesi membri, con gli standard minimi di base”, si è limitata a dire la portavoce della Commissione europea Christian Wigand.