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Due lunghissimi e convinti applausi, al suo arrivo in Aula e al termine del suo discorso in Senato, hanno scandito l’informativa urgente del premier Giuseppe Conte sul Vertice europeo. L’intervento è stato interrotto da sette applausi di Palazzo Madama. Ma anche da un episodio curioso.
Le foto a Conte: rabbia Casellati
La presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati ha infatti rimproverato le senatrici Elena Botto e Cinzia Leone che, prese dall’entusiasmo, stavano scattando fotografie, cosa vietata dal regolamento. “Non è possibile che debba ripeterlo ogni volta“, ha detto la Casellati, visibilmente irritata per essere stata costretta a interrompere l’audizione del premier.
“Mi scusi, presidente. Non si possono fare foto in Aula. Devo ripeterlo ad ogni seduta. Senatrici Botto e Leone, vi prego di non usare la macchina fotografica. Non si può fare, ormai dovremmo averlo imparato tutti. Mi scusi per l’interruzione, Presidente, ma non è possibile che io ogni volta debba ricordare le regole“, sono state le dure parole della presidente del Senato.
Salvini parla, il Senato mormora
Non è stato però questo l’unico momento di confusione tra i banchi di Palazzo Madama. È successo durante l’intervento di Matteo Salvini, le cui parole hanno generato le chiassose reazioni dei parlamentari di maggioranza. “Non è abbastanza nobile per i frequentatori di Capalbio parlare di agricoltura. Chi si spacca la schiena per dare da mangiare ai nostri figli è stato dimenticato da questa trattativa“, ha dichiarato al Senato il leader della Lega. Di fronte alle proteste dall’altra parte dell’Emiciclo, è di nuovo intervenuta la Casellati.
“Questo è il luogo del confronto e del dibattito. Per cui io vorrei che ci fosse silenzio. Abbiamo ascoltato tutti, e nessuno è stato interrotto. Siamo in un Parlamento libero e finalmente ci possiamo confrontare. Invito tutti al rispetto, non è possibile. Non intendo che ci siano interruzioni di sorta. Ognuno dice quello che vuole“, è stata la reprimenda della presidente del Senato ai parlamentari.