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“La scuola è il perno fondante della crescita. Da troppo tempo l’economia europea è anemica e quella italiana non cresce. Oppure cresce, ma al di sotto dei livelli europei”. Sono a metà strada fra l’amara consapevolezza e il grido di allarme le parole del ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, che nella giornata di martedì ha relazionato davanti alle Commissioni congiunte Istruzione pubblica e Beni culturali di Camera e Senato sugli obiettivi del mondo della scuola nell’ambito del Pnrr, il Piano nazionale di rilancio e resilienza.
“La scuola è il luogo in cui si sedimentano le differenze o si statuiscono le uguaglianze – ha affermato il ministro, successore di Lucia Azzolina dopo l’insediamento a Palazzo Chigi di Mario Draghi -. Il diritto di partecipazione alla vita collettiva passa dalla capacità di farlo. È fondante, quindi, il tema della organizzazione complessiva dei sistemi educativi. Questi sono temi centrali rispetto al Piano nazionale di rilancio e resilienza”.
“Abbiamo confermato quella impostazione che è stata apprezzata molto dalla commissione europea” ha detto Bianchi, che ha rivolto un ringraziamento al governo precedente e alla ex ministra Azzolina per il lavoro fatto. Poco dopo, però, ha parlato delle difficoltà strutturali del mondo della scuola. In particolare per quel che riguarda le cifre sulla dispersione degli studenti in età d’obbligo.
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“Il nostro è il Paese con il più alto tasso di dispersione in Europa – ha detto il ministro, in collegamento dal Senato -, ma soprattutto quello con il più alto divario interno. In alcune aree interne del Sud, in particolare in Calabria, siamo al 33%“. I dati sulla dispersione scolastica sono più incoraggianti al Centro-Nord, dove ad esempio in Veneto ed Emilia-Romagna meno del 10% degli studenti non frequenta, ma per il ministro è necessario fare di più per migliorare il dato. L’obiettivo è riuscirci sfruttando anche le risorse del Pnrr.
Nella seconda parte dell’audizione, il ministro ha smentito categoricamente una delle voci che si erano diffuse nei giorni scorsi, quella della possibilità di prolungare l’anno scolastico fino alla fine di giugno. “Il problema degli apprendimenti non si risolve negli ultimi venti giorni di giugno – ha detto-. C’è bisogno di riprendere il più presto possibile le lezioni in presenza. Il calendario, però, lo fanno le Regioni. Dobbiamo lavorare in vista del prossimo anno e aumentare la qualità dell’offerta didattica”.
Bianchi ha poi parlato dei dati relativi alle vaccinazioni del personale docente. “Il 44,3% degli insegnanti è stato vaccinato contro il Covid – ha spiegato -. Mi sono battuto perché la vaccinazione dei docenti e del personale scolastico fosse una priorità. Vaccinare i docenti significa dare stabilità e capacità di azione alla scuola”.
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