Nel giorno in cui scattano le iscrizioni online all’anno scolastico 2021/22 (per le classi prime di ciascun ciclo di studi), il mondo della scuola si interroga, senza trovare una soluzione univoca, sul rientro alle lezioni in presenza nell’anno in corso. Nel gioco infinito di percentuali e rivendicazioni di autonomia, l’unica certezza è che non ve n’è alcuna.
Il premier Giuseppe Conte e la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina restano fermi sulle loro posizioni, che prevedono la riapertura al al 50% dal 7 gennaio con ingressi scaglionati. Ma le opinioni contrarie sono numerose. A soli tre giorni dal rientro dopo le festività natalizie, il quadro resta tutt’altro che chiaro.
Il primo ostacolo a quanto disporrà il Governo è rappresentato dalle Regioni, che rivendicano la propria autonomia decisionale nel settore scolastico. Il maggior oppositore della linea dell’esecutivo è Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania. Il governatore ha stabilito un rientro ‘a tappe’ dal 7 al 25 gennaio, ma è pronto a prendere ulteriori iniziative qualora la curva dei contagi dovesse suggerire cambi di rotta.
In Toscana è prevista per oggi una riunione, con il presidente Eugenio Giani, per fare il punto sulla situazione. Si valutano, in tal senso, eventuali proposte alternative. In Puglia, il governatore Michele Emiliano vorrebbe dare libera scelta agli studenti sull’utilizzo della didattica a distanza. Finora ha però incontrato l’opposizione da parte dei sindacati.
Il Lazio ha invece deciso di rimettersi alle decisioni del Governo scegliendo, a livello regionale, di scaglionare gli ingressi. Grazie a una rimodulazione del trasporto pubblico dedicato annunciata dal presidente Nicola Zingaretti, il 60% degli studenti che frequenteranno in presenza entreranno alle 8, gli altri alle 10.
I governatori della Lega (Massimiliano Fedriga in rappresentanza del Friuli Venezia Giulia, Attilio Fontana per la Lombardia, Maurizio Fugatti per la Provincia autonoma di Trento, Christian Solinas per la Sardegna, Nino Spirlì per la Calabria, Donatella Tesei per l’Umbria e Luca Zaia per il Veneto) hanno diffuso una nota comune in cui confermano i loro dubbi sulla ripartenza, viste le “molte criticità sul contenimento della pandemia”.
Anche gli stessi esperti si dicono dubbiosi sul rientro a scuola il 7 gennaio. Già nei giorni scorsi Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute Roberto Speranza, aveva invitato a rinviare la riapertura almeno al 15 gennaio, se non anche più avanti, per verificare la curva epidemiologica post-festività.
Dello stesso avviso l’immunologo dell’ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli: “Mobilitare in questo momento una fetta di popolazione giovanile non è prudente – le parole riportate da Il Fatto Quotidiano -. Non lo dico io ma i numeri. La curva epidemiologica non ci lascia scampo. La prova generale del lavoro fatto dai prefetti la farei dopo il 15, una volta compreso qual è stato l’impatto del virus nelle ultime settimane”.
“Le evidenze di tutti gli studi scientifici ci dicono che l’apertura delle scuole ha un impatto sull’andamento delle epidemie. A qualcuno piace affermare il contrario ma forse varrebbe la pena considerare le perplessità di chi ha il polso della situazione. In uno scenario come il nostro deve prevalere il principio di precauzione“ ha poi concluso il professor Galli.
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