Matteo Salvini sembra proprio non digerire il fatto di potere scaricare Immuni. Nonostante la app sia stata creata per aiutare a contenere e contrastare l’epidemia di Covid-19, grazie anche alla funzionalità di contact tracing, a quanto pare il leader della Lega, che è sicuramente uno dei personaggi più influenti a livello politico, ha proprio una forma di idiosincrasia nei confronti di Immuni. Negli ultimi mesi, infatti, Salvini non ha mai perso occasione di dichiarare pubblicamente che non avrebbe mai scaricato l’applicazione, adducendo varie motivazioni.
A giugno, ad esempio, nella trasmissione L’aria che tira, condotta su La7 da Myrta Merlino, espresse il proprio scetticismo sulla privacy: “Se dai servizi di sicurezza del Paese arrivano alcune segnalazioni di preoccupazione sulla riservatezza dei dati e sulla sicurezza di questa app, io fino a che non ci vedo chiaro, non la scarico. Soprattutto se ci fosse anche l’1% di partecipazione cinese. Quando l’Università di Harvard dice che ci sono numeri sospetti in Cina già dall’ottobre 2019, non vorrei che la Cina sapesse. Se così fosse sarebbe molto grave. Se venissero acclarate delle responsabilità del regime comunisti, questi dovrebbero essere radiati dal consenso civile”.
Concetto ribadito qualche settimana più tardi da Tiziana Panella, a Tagadà: “Non ritengo di essere un pericolo pubblico. E se avessi problemi di sintomi, sarei il primo a correre a farmi tutti i controlli del caso. Io sulla tecnologia e sulla messa a disposizione dei dati degli italiani quando c’è una potenza cinese che ormai ci è in casa, ci è sul telefono, ci è in banca e ci è in ospedale, starei molto attento perché la Cina non è una democrazia occidentale”.
Sempre su La7, ospite di Luca Telese e David Parenzo a In Onda, disse poi: “Non ho scaricato Immuni perché non è obbligatorio, fino a prova contraria. Ci sono alcuni italiani che l’hanno scaricata, altri non l’hanno fatto. È un dovere civico? Lo decidete voi qual è il dovere civico. Dovere civico è rispettare le leggi, pagare le tasse, mandare i figli a scuola”.
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A proposito di figli, l’ultimo “ostacolo” (proprio delle ultime ore) rappresentato dal mancato download di Immuni deriverebbe proprio dalla figlia di Salvini: “Non la scarico perché poi mia figlia quando gioca col telefonino me lo incasina, quindi meno roba c’è meglio è”. Ora, ovviamente non possiamo effettivamente confermare se la bambina “incasini” o meno lo smartphone di Salvini solamente con un’altra app in più da aggiungere sul cellulare. Di certo si può affermare con certezza che la questione della privacy centri poco o niente.
L’app è italiana e basata su una tecnologia messa a punto da realtà statunitensi (Google e Apple) e il suo codice è aperto e a disposizione di tutti coloro che desiderano analizzarlo. Tutti i dati vengono trattati strettamente in forma anonima. Si fatica quindi fatica a comprendere la menzione della Cina, anche perché gli standard di sicurezza sono molto più elevati di TikTok, utilizzata spesso dallo stesso Salvini e, paradossalmente, di origini cinesi (controllata da ByteDance).
Una app come Immuni non è pensata né realizzata per chi è un “pericolo pubblico”. È per tutti: per chi si ammala e per chi gli sta intorno. Ancor prima è ideata per coloro che, fortunatamente, non sono entrati in contatto con il Coronavirus. Anche per Salvini e gli altri milioni di italiani che non hanno alcuna intenzione di esporsi al rischio contagio. Ci sarebbe poi da aprire almeno una parentesi su quanto sia corretto etichettare come “pericolo pubblico” chi, per le ragioni più svariate, è stato colpito dall’agente patogeno, diventando suo malgrado veicolo di trasmissione. Inoltre in caso di sintomi “correre a fare tutti i controlli” non è esattamente la prima cosa da fare. Anche perché gli asintomatici possono diffondere COVID-19.
Infine è quantomeno curioso sentire parlare di “privacy” da un leader politico che, legittimamente, ha sempre esposto sui profili social (a milioni di followers) proprio sua figlia. Immortalata mentre perde il dentino, mentre è al mare col suo costumino, mentre gioca con le bambole, mentre mangia e così via. Naturalmente ognuno è liberissimo di decidere di scaricare o meno Immuni, perché effettivamente non è un obbligo, e addurre qualsiasi tipo di motivazione, anche tra le più fantasiose. L’importante, per tutti noi e soprattutto per tutti quelli che hanno una certa notorietà, è non lanciare messaggi che potrebbero fare vanificare gli sforzi fin qua fatti dalla stragrande maggioranza degli italiani contro il Coronavirus.
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