Che cosa possono avere in comune due figure politiche, storicamente avverse tra loro da ormai 27 mesi a questa parte, come Matteo Salvini e Giuseppe Conte? Soprattutto un elemento in particolare: i nemici all’interno dei partiti di cui sono rispettivamente leader: Lega e Movimento 5 Stelle.
Da un lato abbiamo un Salvini che si vede soverchiare dai “suoi” presidenti di Regione, in prima fila nella richiesta di una stretta per i non vaccinati. E primi sponsor della campagna vaccinale; con una linea molto più precisa rispetto al segretario del loro partito, inizialmente piuttosto vago sulla necessità di immunizzarsi e non propriamente entusiasta per l’introduzione dell’obbligo di Green pass a lavoro. La determinazione degli amministratori locali leghisti del Nord mette di fatto a tacere le potenziali resistenze del Carroccio sul super Green pass. E finisce per dettare la linea, a discapito di Salvini.
Zaia, Fedriga, Fontana ai quali, da ultimo, si è allineato anche il trentino Fugatti, hanno fatto di tutto per scongiurare nuove restrizioni. Di fatto, quindi, hanno vinto loro. Grazie al vaccino, l’obiettivo dei presidenti di Regione del nord è fare in modo che il Paese, e il loro territorio, non si fermi di nuovo. Tant’è che al Consiglio dei ministri le nuove misure sul Super Green pass e l’estensione dell’obbligo vaccinale sono passate all’unanimità. Non è quindi successo quello che accadde sulla delega fiscale: tutti presenti e schierati sul sì. Compreso Giorgetti, altro suo “nemico”.
Non se la passa certo meglio Giuseppe Conte, che di Salvini è stato il presidente del Consiglio per 15 mesi. “Non ce l’ho con lui: è che non mi sta simpaticissimo”, avrebbe detto Beppe Grillo, forse scherzando, a chi nel M5s gli telefona o gli manda messaggi complimentandosi per la stoccata rivolta a Giuseppe Conte. “Sei uno specialista di penultimatum”, è stata la battuta abbastanza urticante nei confronti dell’ex presidente del Consiglio che aveva appena annunciato il ritorno dei pentastellati in Rai dopo cinque giorni di autoesilio.
Non solo. Pare che Conte e Di Maio abbiano rapporti freddissimi: si parlano appena. Come accaduto anche quando hanno fatto l’ultimo vertice con tutti ministri. Conte vorrebbe in qualche modo separare la sua strada, e quella dei 5 Stelle, da quella di Di Maio. Come? Forse quando ci saranno da fare le liste per le elezioni politiche. Ammesso che sia lui a farle. Nel dubbio nelle scorse ore Conte ha riunito deputati e senatori per presentare il pacchetto di nomine della segreteria e farlo votare. Un modo (anche) per blindarsi.
Senza dimenticarsi di Alessandro Di Battista. A tal proposito l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi, in un’intervista al Corriere della Sera ha detto che, sì, ha stima per Giuseppe Conte, ma bisognerebbe ascoltare anche quello che dice Di Battista. E che, tra i politici che meritano considerazione, c’è anche Barbara Lezzi. Vale a dire due che nel Movimento di Conte non ci sono neanche più.
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