Saluto romano, la Cassazione: “Non è reato quando è commemorativo”

Il saluto romano è un “rituale evocativo della gestualità propria del disciolto partito fascista” e dunque chi lo fa commette un reato, ma solo se, considerato il contesto, “integra il concreto pericolo di riorganizzazione” dello stesso partito che la Costituzione vieta. La sentenza emessa ieri dalle Sezioni unite penali della Cassazione conferma l’interpretazione emersa già da tempo tra i giudici chiamati a stabilire se il braccio alzato costituisca o meno un reato, secondo quanto previsto dalla legge Scelba del 1952 sull’apologia di fascismo: dipende dalle “circostanze”. In generale il saluto romano, come la chiamata “presente”, è considerato lecito quando è commemorativo. Per questo negli anni i magistrati hanno emesso sentenze di segno opposto, a volte di assoluzione altre di condanna.

La sentenza della Cassazione

Nel caso specifico la Suprema Corte si è espressa su una manifestazione avvenuta a Milano nell’aprile del 2016, ovvero la commemorazione, alla presenza di oltre mille persone, di tre militanti del Fronte della gioventù – Sergio Ramelli, Enrico Pedenovi e Carlo Borsani – uccisi nel 1975 nel pieno degli anni di piombo.

La Suprema Corte, dopo tre ore di Camera di consiglio, ha disposto un nuovo processo di appello per gli otto imputati che erano stati assolti in primo grado e poi condannati dai giudici in secondo. Spetterà quindi alla Corte di appello di Milano verificare “se dai fatti accertati sia conseguita la sussistenza del concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista”.

Non è stata accolta la tesi del procuratore generale che aveva chiesto la conferma della condanna perché “il saluto fascista rientra nel perimetro punitivo della legge Mancino quando realizza un pericolo concreto per l’ordine pubblico“. Allo stesso tempo i giudici del palazzaccio non hanno escluso che “a determinate condizioni” possa verificarsi la violazione anche della legge del 1993 che vieta “manifestazioni esteriori proprie o usuali di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione”. Dunque “i due delitti possono concorrere sia materialmente che formalmente in presenza dei presupposti di legge”.

Commemorazione di Acca Larentia a Roma
Commemorazione di Acca Larentia (Roma, 7 gennaio 2024) | Immagine  Fotogramma Tg3

Il pg : “Basta sentenze a macchia di leopardo”

Nel corso della requisitoria, il pg non ha mancato di fare esplicito riferimento alla commemorazione di Acca Larentia dello scorso 7 gennaio, quando militati di estrema destra si sono raccolti, come ogni anno, davanti all’ex sede del Msi, il Movimento sociale italiano, per ricordare tre esponenti del Fronte della gioventù uccisi a Roma nel 1978, tra saluti romani e cori “presente”.

Acca Larentia con 5mila persone è una cosa diversa da quattro nostalgici che si vedono davanti ad una lapide di un cimitero di provincia ed uno di loro alza il braccio. Bisogna distinguere la finalità commemorativa con il potenziale pericolo per l’ordine pubblico”. Il saluto fascista diventa reato “quando realizza un pericolo concreto per l’ordine pubblico”, ha detto lamentando le “sentenze a macchia di leopardo in cui lo stesso gruppo viene assolto da un tribunale e condannato da un altro”.

Esultano le difese: “Il saluto romano non è reato”

Le difese non hanno dubbi sull’interpretazione da dare alla sentenza: i giudici hanno stabilito che “il saluto romano non è reato” perché “mancano il tentativo di ricostituzione del partito fascista o programmi di discriminazione”, dice l’avvocato Domenico Di Tullio. “Toccherà alla magistratura dimostrare in concreto il contrario, senza fare chiacchiere”. Entusiasta Casapound:È una vittoria storica che zittisce tutti, con buona pace di chi ad ogni presente invoca condanne e sentenze esemplari”, commenta il movimento di estrema destra. Quindi la promessa: “Continueremo a fare il saluto romano”.

Di tutt’altro avviso l’avvocato Emilio Ricci, legale dell’Anpi, per il quale la decisione stabilisce “alcuni criteri fondamentali che distinguono i saluti romani come espressione individuale da quelli di carattere generale con più persone che richiamano tutti i segni e i rituali di tipo fascista e che possono essere letti come ricostituzione del partito fascista”.

Pd: “Apologia di fascismo sia aggravante legge Mancino”

Inevitabilmente la sentenza della Corte di Cassazione ha riacceso il dibattito, appena sopito dopo la commemorazione di Acca Larentia. Secondo il Partito democratico, la sentenza “lascia aperti dubbi interpretativi“. Per questo il Pd chiede di modificare la legge Mancino prevendendo l’apologia di fascismo tra le aggravanti.

Rimane il fatto che troppo spesso il saluto romano non si limita a pur deprecabili simbologie commemorative, ma rappresentata l’anticamera di gesti di violenza e sopraffazione”, come nel caso dell‘assalto alla sede della Cgil del 2021 constatano d’altro canto i dem in una nota.

Saluto romano davanti alla sede di Casapound
Saluto romano davanti alla sede di Casapound | Foto ANSA/ALESSANDRO DI MEO – Newsby.it

Cosa prevede la legge Scelba

Nel 1952 la legge Scelba ha introdotto il reato di ricostituzione del partito fascista e di apologia del fascismo. L’articolo 1 fa riferimento, tra l’atro, a chi “rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, princìpi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista”.

Secondo l’articolo 5, richiamato esplicitamente nella sentenza degli Ermellini, “chiunque, partecipando a pubbliche riunioni, compie manifestazioni usuali del disciolto partito fascista ovvero di organizzazioni naziste è punito con la pena della reclusione sino a tre anni e con la multa”.

… e la legge Mancino

La legge Mancino invece nel 1993 ha modificato il Codice penale prevedendo la “reclusione fino a un anno e sei mesi o la multa fino a 6mila euro per chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi; e la reclusione da sei mesi a quattro anni di chi, in qualsiasi modo, incita a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”. A destra più volte si è cercato di abolirla, in testa la Lega che nel 2014 ha promosso anche una raccolta firme per un referendum abrogativo ma senza successo.

Prima della sentenza di ieri, altri giudici in passato hanno emesso verdetti di segno opposto. Lo scorso marzo 2023 per esempio la Corte di Cassazione ha stabilito che il saluto romano e la chiamata del “presente” costituiscono reato in quanto manifestazioni del partito fascista. Nel 2021 invece un tribunale di Sassari ha assolto i partecipanti a una cerimonia funebre. A riprova del fatto che, a fare la differenza, è il contesto in cui quei rituali vengono esibiti.

D’altro canto l’applicazione della legge Scelba trova dei limiti nella Costituzione e segnatamente nel diritto alla libertà di espressione e di associazione, come sancito in più occasioni dalla Corte Costituzionale.

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