In 48 ore sono state raccolte più di 200mila firme per il referendum sulla depenalizzazione dell’uso della cannabis. Si tratta di un risultato importante, che da un lato testimonia l’interesse degli italiani nei confronti del tema e dall’altro dimostra l’efficacia della possibilità di aderire online a questo tipo di iniziative. Anche nel caso della raccolta firme per il referendum sull’eutanasia legale l’introduzione della componente online ha permesso di dare un boost importante alla campagna. Ma come si è arrivati a questo passo avanti nella vita politica del Paese? Quali sono i vantaggi con porta con sé la raccolta firme online? E quali, invece, i possibili problemi? Andiamo a scoprirlo insieme.
Se ora è possibile esprimere la propria adesione a una raccolta firme senza neanche dover uscire di casa, il merito è di un emendamento al Dl Semplificazioni presentato dal deputato di +Europa Riccardo Magi e approvato il 20 luglio dalle commissioni Affari costituzionali e Ambiente. In cosa consiste questa modifica al testo del Decreto legge? In buona sostanza introduce la possibilità di sottoscrivere i referendum con la firma elettronica qualificata (ottenibile anche tramite lo Spid).
L’articolo 38 quater del Dl Semplificazioni (intergralmente consultabile QUI), infatti, stabilisce che “le firme degli elettori necessarie per i referendum previsti dagli articoli 75, 132 e 138 della Costituzione nonché per i progetti di legge previsti dall’articolo 71, secondo comma, della Costituzione possono essere raccolta anche mediante documento informatico, sottoscritto con firma elettronica qualificata, a cui è associato un riferimento temporale validamente opponibile ai terzi”.
La possibilità di esprimersi a favore di un referendum tramite la firma digitale semplifica di molto l’intero processo e permette a una platea più vasta di cittadini di partecipare alla vita politica del Paese. Ora non è più necessario doversi spostare fisicamente per raggiungere il luogo in cui si trova il banchetto (operazione talvolta difficoltosa per chi vive lontano dai grandi centri abitati, è anziano e/o ha disabilità) e bastano pochi passaggi per completare l’operazione. Inoltre, questo cambiamento permette anche a gruppi diversi dai grandi partiti, spesso gli unici a poter gestire i costi delle raccolte firme in presenza, di raggiungere un vasto numero di persone.
Per chi ha poco spazio all’interno del governo, ma può contare su un buon seguito online, si tratta di un punto di svolta importante. In tal senso, il successo dei referendum sulla cannabis e l’eutanasia legale è emblematico. Si tratta di due temi su cui i principali partiti italiani si sono espressi poco negli ultimi mesi, ma che evidentemente stanno a cuore a una buona parte dei cittadini. È possibile che su altre questioni la partecipazione potrebbe essere più ridotta, eppure ciò non toglie alcuna importanza al risultato raggiunto dai piccoli partiti e dalle associazioni che si sono battute per i due referendum.
La capacità di figure come gli influencer di mobilitare grandi masse di persone potrebbe avere un impatto non indifferente sulle raccolte firme online. Alcuni personaggi pubblici possono contare su un seguito sconfinato e di fronte a certi numeri la barriera delle 500mile firme sembra ben poca cosa. È possibile che, col passare del tempo, la soglia da superare potrebbe diventare più alta. Inoltre, i social media non sono sempre il luogo più adatto per informarsi su temi delicati e in grado di cambiare la società. Ciò potrebbe portare alcune persone a una scelta poco consapevole. Si tratta di un’insidia che, naturalmente, esiste già ora, ma che con la crescita delle raccolte firme online potrebbe diventare più evidente.
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