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La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile il quesito referendario sull’eutanasia legale. Secondo la Consulta, l’abrogazione parziale dell’articolo 579 del Codice penale (omicidio del consenziente), impedirebbe di preservare “la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili“. La sentenza sarà depositata nei prossimi giorni.
La scelta della Corte Costituzionale è stata accolta con delusione da chi nei mesi precedenti si era dato da fare per promuovere la raccolta firme. Su Twitter, l’hashtag #eutanasialegale è balzato nella parte alta delle tendenze ed è presente in molti tweet che esprimono amarezza e frustrazione. Tra gli scontenti c’è anche Marco Cappato, il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni.
Eutanasia legale, Cappato: “Il peggior modo per tutelare le persone fragili è impedirgli di scegliere”
“La bocciatura della Consulta è una brutta notizia per i malati in condizioni di sofferenze insopportabili che dovranno seguire quella condizione come una tortura. Il peggior modo per tutelare le persone fragili è impedir loro di scegliere“, ha dichiarato Cappato ai nostri microfoni. “Non è una buona pagina per la democrazia nel nostro Paese. Siamo ricorsi al referendum perché il parlamento per 8 anni non ha mai discusso la legge di iniziativa popolare. Quello che è certo è che la nostra campagna non si ferma e andrà sicuramente in porto grazie alla disobbedienza civile e ai ricorsi. Secondo la Consulta il quesito non tutela la vita? La vita è un diritto e non un obbligo, scambiare per tutela della vita l’imposizione della sofferenza è un malinteso che difficilmente si trova nella Costituzione“, ha osservato Cappato.
“Dobbiamo rispettare la decisione della Consulta, ma certamente non resteremo inerti e magari torneremo proprio in Corte Costituzionale su casi di persone che vivono sulla propria pelle la malattia“, ha aggiunto.
Parlando del referendum sulla Cannabis, Cappato ha dichiarato che un eventuale “sì” della Corte Costituzionale permetterebbe di sostituire la Cannabis venduta dalle mafie con “una regolamentazione fatta di informazione e conoscenza“.