Sulla scia degli ultimi fatti di cronaca che hanno visto giovani e giovanissimi protagonisti di violenze sessuali ai danni di coetanee, la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella ha lanciato la proposta di vietare ai minori l’accesso alla pornografia online, che “è sempre più violenta e degradante”.
“Non perché ci sia ogni volta necessariamente un nesso di causa-effetto, ma perché il tema esiste e dobbiamo porcelo, dobbiamo discuterne come stanno facendo in molti Paesi del mondo. Gli studi parlano di sette anni come età media del primo accesso dei bambini a contenuti porno, ed è evidente che le tecnologie hanno moltiplicato il fenomeno in modo esponenziale”, ha scritto su Facebook l’esponente di Fratelli d’Italia.
Roccella ha sottolineato il “sostegno tanto inatteso quanto apprezzato” di Rocco Siffredi, che in un’intervista sul quotidiano Libero ha confidato di aver scritto alla ministra. “I ragazzi non sanno che quello che vedono è pura finzione”, ha detto l’attore lanciando una proposta radicale: “Blocchiamo tutti i siti porno in rete. Se necessario, mi offro come portavoce e accetterei anche la chiusura del mio sito”.
“Il dibattito va approfondito, perché oggi è più che mai necessaria una riflessione sulla questione educativa” anche alla luce del divario tecnologico tra figli e genitori, che “si sentono spesso disarmati e impotenti”, ha spiegato la ministra.
Minori e pornografia in Europa
In Italia e in gran parte dei Paesi europei l’accesso ai siti pornografici è già precluso ai minori di 18 anni ma il divieto nei fatti si rivela poco efficace perché per aggirarlo è sufficiente fornire un’età fittizia. Così sono allo studio misure più stringenti che impediscano effettivamente a bambini e adolescenti la visioni di contenuti per adulti.
In Francia per esempio il ministro della Transizione digitale Jean-Noël Barrot ha annunciato un piano per imporre ai siti la verifica dell’età degli utenti attraverso una certificazione da parte di “una parte terza”.
Il Regno Unito si muove sulla stessa linea. Al vaglio del Parlamento è una serie di emendamenti alla Online Safety Bill per introdurre strumenti effettivi che vietino ai minori l’accesso ai siti pornografici.
In Germania la questione si strascina da tempo con i tribunali che cercano di imporre alle piattaforme sistemi di protezione dei minori con un controllo stringente sull’età degli utenti. Risale allo scorso anno la sentenza con cui la corte di Muenster ha respinto il ricorso di due siti pornografici con sede a Cipro, confermando la precedente sentenza del tribunale di Duesseldorf contro Pornhub, YouPorn e Mydirtyhobby.
Un terzo dei minori mente sull’età
Se gli strumenti a disposizione dei governi per proteggere l’infanzia e l’adolescenza appaiono ancora limitati e poco efficaci, di certo il fenomeno ha ormai assunto dimensioni preoccupanti. Un terzo dei minori tra gli otto e i diciassette anni dichiara di essere maggiorenne per accedere a social media, applicazioni e siti pornografici. Due terzi lo fa con l’aiuto dei genitori. Numeri preoccupanti che arrivano dall’Ofcom, l’autorità di controllo delle comunicazioni britannica.
Come ha osservato l’Autorità garante per la privacy italiana, questo significa che “in giro per il mondo ci sono oltre cinquecento milioni di bambini che fanno finta di essere adulti pur di entrare in piattaforme planetarie”, inclusi i siti pornografici.