L’incidente di Capodanno che ha coinvolto il deputato di Fratelli d’Italia Emanuele Pozzolo, una mini pistola e il genero di un uomo della scorta del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro ha riaperto l’annosa questione del possesso delle armi da fuoco, vista con favore da alcuni partiti politici e osteggiata da altri. Pur non arrivando ai livelli degli Stati Uniti, dove si può parlare di un vero e proprio problema sociale, anche l’Italia nel corso degli anni ha avuto alcuni problemi con gli incidenti e i delitti legati all’uso di pistole. Nel 2019 le statistiche riportate nello Small Arms Survey e i dati pubblicati sul sito dello United Nation Office of Drugs and Crime indicavano che l’Italia era al secondo posto, dopo gli Stati Uniti, nella classifica del numero di omicidi commessi con armi da fuoco, pesati su 100mila abitanti.
Da un’indagine più recente, chiamata “La criminalità: tra realtà e percezione” e condotta dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza – Direzione Centrale della Polizia Criminale e dall’Eurispes (Istituto di Studi Politici Economici e Sociali), è emerso che un intervistato su quattro (27,1%) sarebbe propenso a comprare un’arma da fuoco. La classe politica gioca un ruolo importante nell’influenzare l’opinione pubblica, quindi sondare le posizioni di alcuni dei principali partiti sul tema potrebbe rivelarsi utile per capire meglio la situazione italiana.
La Lega non ha mai nascosto il proprio amore per le armi da fuoco
Le dichiarazioni di Umberto Bossi
Se c’è una forza politica che non ha mai nascosto la propria opinione favorevole sulle armi da fuoco, quella è senz’altro la Lega. Fin da quando aveva la parola “Nord” nel nome, il partito ha sempre fatto delle pistole e della giustizia fai da te due dei propri cavalli di battaglia. Nel 1993 Umberto Bossi dichiarò (ironicamente, come ribadito da lui stesso in un momento successivo) “la vita di un magistrato vale solo 300 lire, il prezzo di una pallottola”. Due anni dopo arrivò un’altra frase di questo tenore da parte del Senatur, che citò Mao Tse-Tung: “Il potere politico nasce dalla canna del fucile”.
In quel periodo, Bossi girò sempre scortato dalle “camicie verdi”, uomini in possesso di pistole regolarmente denunciate o con i numeri di matricola abrasi, che attirarono l’attenzione dell’Ucigos, la polizia antiterrorismo dell’epoca. Più di recente, nel 2007, il fondatore della Lega dichiarò che i padani non hanno mai tirato fuori il fucile, ma che c’è sempre una prima volta. Nel 2013, invece, elogiò la presenza di armi in Valtrompia e disse che “un giorno serviranno”.
Le pistole mostrate da Buonanno e Solaroli
La passione del partito per le armi non scemò neppure in seguito al passaggio da Bossi a Maroni prima e Salvini poi. Nel 2015, il sindaco di Borgosesia Gianluca Buonanno mostrò una pistola durante un’intervista a Sky TG24 e dichiarò quanto segue: “È meglio che il cimitero si riempia di delinquenti piuttosto che a pagare siano sempre i cittadini”. Quando il gesto sollevò un prevedibile polverone mediatico, l’ex deputato dichiarò di aver semplicemente illustrato un’iniziativa del suo comune e diede voce alle sue perplessità: “Non capisco queste proteste, quanta ipocrisia”.
Risale al 2019, invece, un video in cui Stefano Solaroli, candidato in consiglio comunale a Ferrara nelle liste della Lega, mostrò la sua Beretta.
I casi di Adriatici e Traini
Passando ai casi più gravi e recenti, nel 2021 Massimo Adriatici, assessore alla sicurezza di Voghera eletto nelle liste della Lega, uccise un 39enne di origine marocchina, Youns El Boussettaoui, sparandogli con la sua pistola. A febbraio 2023 ha scelto di non patteggiare e ha ribadito la sua posizione: “È stata legittima difesa”.
Tre anni prima della morte di El Boussettaoui, il candidato leghista Luca Traini sparò all’impazzata per le strade di Macerata e ferì sei migranti, crimine per il quale fu condannato a dodici anni di carcere dalla Corte Suprema di Cassazione.
La posizione di Salvini sulle armi da fuoco
Matteo Salvini, l’attuale leader della Lega, non ha mai nascosto il proprio desiderio di rendere più facile il possesso delle armi da fuoco. Il 9 febbraio 2019, quando mancavano solo poche settimane alla modifica della legge sulla legittima difesa, il segretario visitò la Fiera delle armi di Vicenza, dove imbracciò un fucile per il tiro al piattello e disse: “Il mio scopo non è complicare la vita a chi detiene un’arma”.
Parole molto simili a quelle pronunciate un mese dopo da Vanessa Cattoi in seguito all’assegnazione alla Commissione Affari Costituzionali della Camera di una proposta di legge pensata per velocizzare il processo di acquisto di un’arma per l’autodifesa e incrementare la potenza di fuoco delle armi a vendita libera. La deputata leghista, infatti, dichiarò che l’obiettivo del testo era “rendere più agevole la vita a chi vuole acquistare un’arma”.
Le limitazioni chieste dal PD
Se la Lega ha più volte lottato per facilitare l’acquisto delle armi da fuoco, il PD ha invece remato in varie occasioni nella direzione opposta. A giugno 2021, per esempio, l’allora segretario dem Enrico Letta cercò di introdurre maggiori limitazioni sulle concessioni per il porto d’armi. “Penso sia venuto il momento in Italia di aprire una seria riflessioni sulle armi”, dichiarò. Aggiunse che, dal suo punto di vista, le armi nelle case delle persone rappresentano un “elemento di drammatica insicurezza”.
Insulti, apologia di fascismo, ora anche le pistolettate. Ecco #Pozzolo, il compagno di brindisi di #Delmastro.
Non possono rimanere un secondo di più al loro posto. #Meloni per quanto ancora resterà in silenzio? pic.twitter.com/gEcDERUeK6
— Partito Democratico 🇮🇹 🇪🇺 (@pdnetwork) January 3, 2024
In seguito ai fatti di Capodanno 2024, il PD ha pubblicato sul suo sito le parole dell’attuale segretaria, Elly Schleien: “Quando ho concluso il mio intervento sulla manovra venerdì scorso dicendo che vorremmo i giovani avessero nelle loro mani il futuro, e non i fucili, pensavo alla scellerata proposta di un senatore di Fratelli d’Italia di farli imbracciare già ai sedicenni. Non potevamo immaginare che la passione per le armi del partito di Giorgia Meloni fosse tale che i deputati se le portano cariche alle feste di capodanno con i sottosegretari. Poi però succede che quell’arma finisce in mano a qualcuno, parte un colpo e ferisce il genero di un agente della scorta assegnata al sottosegretario Delmastro. Sì, proprio lo stesso che passava informazioni riservate al suo coinquilino per usarle contro l’opposizione. Questi incapaci sono un pericolo per la sicurezza di quelli che hanno intorno, figurarsi per quella nazionale”. Vari politici del PD, tra cui Sandro Ruotolo e Alfredo D’Attorre, hanno chiesto dei chiarimenti alla premier Meloni sull’idea di legge e ordine del suo partito.
La posizione di Fratelli d’Italia sulle armi da fuoco
Per quanto riguarda Fratelli d’Italia, può essere utile partire dai post sui social di Pozzolo per farsi un’idea generale della posizione sulle armi da fuoco di alcuni membri del partito. Il deputato si è più volte dichiarato “pro gun”, hashtag con il quale ha accompagnato alcuni dei suoi post. Nel 2015 scrisse questo stato su Facebook: “Sarebbe ora di cambiare mentalità. Proteggere i propri beni non è un delitto. Il problema non è ‘farsi giustizia da sé’ ma impedire sia commessa un’ingiustizia. Se ciò impone l’uso di un’arma, pazienza“. In merito a una strage in Oregon avvenuta nello stesso anno, Pozzolo scrisse quanto segue su Twitter: “Per Obama è sempre colpa delle armi. Eppure io non ho mai visto una pistola sparare da sola”.
Anche altri esponenti di Fdi si sono dimostrati favorevoli all’uso delle armi da fuoco. Giovanbattista Fazzolari, per esempio, non ha mai fatto mistero di essere un frequentatore dei poligoni di tiro. Nel 2021 si scagliò contro il questore di Padova, reo di aver posto un limite alle armi da collezione (se ne potevano avere “solo” cento). Presentò anche un’interrogazione parlamentare sulla questione.
Tra i parlamentari europei c’è Pietro Fiocchi, esponente di FdI che ha un’impresa di famiglia specializzata nella produzione di munizioni. A Lecco e nel Bresciano ha fatto scalpore un suo cartellone di buon Natale raffigurante un albero di Natale decorato con dei bossoli. L’eurodeputato si è difeso parlando di un “messaggio rivolto al mondo venatorio”.
A rendere ancora più chiara la posizione di una parte del partito sulle armi da fuoco ci pensa una proposta di legge arrivata in Parlamento pochi giorni fa, pensata per introdurre una specie di “foglio rosa” con il quale permettere ai sedicenni di usare un fucile da caccia dopo aver ottenuto il consenso dei genitori. L’altro obiettivo del testo era estendere la stagione della caccia e introdurre la possibilità di esercitare l’attività anche di notte. La proposta, firmata dal senatore Bartolomeo Amidei, è stata però ritirata su invito del ministro Francesco Lollobrigida, in quanto “non era stata condivisa con il governo”.
E il Movimento 5 Stelle?
È possibile farsi un’idea della posizione del Movimento 5 Stelle leggendo un post di Luigi Di Maio su “Il blog delle Stelle” risalente al 29 marzo 2019. In tale data, l’ex ministro degli Esteri scrisse: “Io un Paese con la libera circolazione delle armi non lo voglio. Non lo vuole il MoVimento 5 Stelle e sono sicuro non lo vogliano nemmeno gli italiani”. Aggiunse poi: “Pensiamo alle imprese e a creare nuovi posti di lavoro, piuttosto. L’Italia ha bisogno di questo, di più opportunità per i giovani, di più facilitazioni per chi vuole fare figli, di più sostegno alle famiglie, non di più armi. C’è una proposta di legge firmata da 70 deputati in Parlamento che punta a facilitare l’acquisto di armi per la difesa personale. Nessun eletto del MoVimento la voterà. Nessuno!”
🤡Complimento gran bell’esempio del presidente della Commissione Ecomafia grillino amico di #Conte tal Stefano #Vignaroli .🤡
Si diverte a sparare con un kalashnikov sulle note di Mother Russia degli Iron Maiden pic.twitter.com/ZogMc751sc— BOBOROCK (@boborock55) January 9, 2022
In passato, però, non è mancato almeno uno scandalo riguardante un esponente del M5S e l’uso delle armi da fuoco. Nel 2019 il deputato Stefano Vignaroli, all’epoca presidente della Commissione Ecomafie, pubblicò nelle storie di Instagram un video che lo mostrò intento a sparare in un poligono con un kalashnikov. Fu immediata la reazione di LeU e Italia Viva, che chiesero la sue dimissioni dalla presidenza della Commissione Ecomafie. Vignaroli si difese così: “Ho il porto d’armi, la mia è una passione. Il kalashnikov mi è stato fatto provare dagli istruttori, è un pezzo storico”.