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Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, durante il question time ha risposto in Senato sulla situazione dei 18 pescatori tenuti in stato di fermo in Libia. “È interesse del governo riportare a casa i 18 pescatori di Mazara del Vallo detenuti a Bengasi. Il ‘low profile’ della Farnesina non è sintomo di reticenza ma di prudenza. Comunque, i marittimi siciliani stanno bene, non sono detenuti in un carcere e non hanno contatti con altri detenuti”.
La storia dei pescatori italiani rapiti in Libia
Da più di un mese 18 pescatori, che erano a bordo di due pescherecci partiti da Mazara del Vallo, nella Sicilia occidentale, si trovano in stato di fermo in una caserma di Bengasi, città costiera dell’est della Libia. Le autorità libiche, che rispondono al maresciallo Khalifa Haftar che controlla quell’area del paese, hanno dato notizie generiche sulla situazione dei pescatori e in queste settimane i giornali hanno provato a ricostruire i motivi del loro arresto.
Intanto, i familiari delle persone fermate hanno chiesto al governo di sbloccare le trattative avviate con la Libia per la loro liberazione. Alcuni hanno occupato la sala consiliare del comune di Mazara, altri hanno organizzato un presidio davanti alla camera dei Deputati in Piazza Montecitorio, a Roma. Gli equipaggi dei pescherecci “Medinea” e “Antartide” vennero fermati dalle autorità libiche lo scorso primo settembre, a una quarantina di miglia dalle coste della Libia. Otto di loro sono italiani e sei tunisini, due sono indonesiani e due senegalesi.