Dal palco di Atreju, Giorgia Meloni aveva dettato il requisito affinché il prossimo Presidente della Repubblica ottenga i suoi voti: “Non accetteremo compromessi, vogliamo un patriota”. Insomma: “La pacchia è finita”, avverte la presidente di Fratelli d’Italia. “Nelle prossime elezioni del Quirinale il centrodestra ha i numeri per essere determinante e noi vogliamo un Presidente eletto per fare gli interessi nazionali e non del Pd”. Un uomo, chiarisce Giorgia, “che abbia a cuore la difesa della nazione per la sua grandezza”, perché “non siamo una colonia di tedeschi, francesi, cinesi. Siamo l’Italia”. L’equazione, quindi, è semplice: “Patriota è chi fa l’interesse della nazione”. Eppure il vero significato del termine non c’entrerebbe moltissimo con il nazionalismo o la difesa della sovranità.
Andando a scorrere il dizionario Treccani, un patriota è una “persona che ama la patria e mostra il suo amore lottando o combattendo per essa”. Ma il “peggio”, per il punto di vista di Giorgia Meloni, arriva subito dopo: “Durante la seconda guerra mondiale, furono così chiamati i partigiani, specialmente nel primo periodo della lotta per la Resistenza”. Insomma, proprio i partigiani antifascisti a essere citati dall’Enciclopedia italiana come i patrioti per antonomasia. Quelli che in certi ambienti di estrema destra, da cui Fratelli d’Italia fatica talvolta a prendere le distanze, si fa a gara a disonorare e delegittimare. Il primo tra gli esempi d’uso citati dalla Treccani, poi, è “i patrioti del Risorgimento”. Anche loro, come i partigiani, erano tutt’altro che un monolite ideologico: Mazzini era repubblicano, Garibaldi aveva simpatie socialiste, Cavour era un liberale anticlericale, Rosmini e Gioberti monarchici cattolici.
Di tutti i Presidenti della Repubblica che si sono succeduti finora, nessuno è mai arrivato a mettere in discussione l’amor di patria. Il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, aveva twittato una foto di Sandro Pertini, socialista, partigiano e antifascista: “Un presidente patriota”, scriveva. Ma Pertini non fu l’unico caso. Carlo Azeglio Ciampi, per esempio, riconciliò gli italiani con i loro simboli: l’Inno di Mameli, la bandiera (“va esposta nelle nostre case e tenuta con cura”) e il Quirinale, che chiamava la “casa di tutti gli italiani”. Non solo, ma ripristinò il 2 giugno (Festa della Repubblica) come giorno festivo attraverso la legge del 14 novembre 2000.
“Che vuol dire un presidente patriota? Mattarella non è un patriota? Fino a ora i presidenti che sono stati, traditori della patria? Se uno dice che Berlusconi è meglio, può dirlo. Ma se dice ‘serve un presidente patriota’ è insultante verso il presidente della Repubblica in carica”, ha attaccato il leader di Azione, Carlo Calenda. “Il patriottismo è il senso della nazione, le idee e i valori che porta avanti. Mattarella questa cosa l’ha rappresentata molto bene, ce l’abbiamo un presidente patriota”.
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