Matteo Salvini andrà a processo per il caso Open Arms. Il Senato ha ribaltato il voto della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari di due mesi fa e si è espresso a favore dell’autorizzazione a procedere con 149 no alla relazione, contro i 141 sì, lontani dalla maggioranza assoluta (pari a 160) affinché il parere della Giunta, venisse confermato. Infatti, siccome la relazione della Giunta per le Autorizzazioni, guidata dal senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, era contraria all’autorizzazione a procedere e visto che il voto riguarda tale relazione, chi era favorevole ad autorizzare il processo ha votato no, mentre e chi era contrario ha votato sì.
L’aula di Palazzo Madama ha quindi deciso di dare l’autorizzazione al processo, richiesto dal Tribunale dei ministri di Palermo, non riconoscendo il fatto che Salvini abbia agito “per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante” ovvero “per il perseguimento di un preminente interesse pubblico” nell’esercizio della funzione di Governo. L’ex ministro dell’Interno verrà processato per “sequestro plurimo di persona aggravato” e “abuso di atti d’ufficio” per avere impedito lo sbarco di 107 migranti, tra cui diversi minori, bloccati al largo di Lampedusa nell’agosto 2019 per 19 giorni a bordo della nave della ong spagnola, abusando, secondo i magistrati, del suo potere e violando una serie di leggi internazionali.
La vicenda della Open Arms per la quale è stato inquisito Salvini
Il 1 agosto 2019 avviene al largo della Libia il primo soccorso, subito seguito da un secondo intervento; vengono salvate 124 persone in tutto. Già il 2 agosto è richiesto un porto di sbarco all’Italia, ma nello stesso giorno alla nave è applicato il decreto sicurezza bis e il divieto di entrare in acque italiane. Dopo il trasferimento per motivi medici di due persone e di un loro familiare, a bordo rimangono 121 persone: tra loro 32 minori, di cui 28 non accompagnati. Il 9 agosto i legali di Open Arms, dopo aver depositato un ricorso presso il Tribunale per i minori di Palermo in cui si chiede di sbarcare le persone, presentano una denuncia per verificare se con il blocco delle persone a bordo non si stia compiendo un reato.
Il 10 agosto viene effettuato un terzo salvataggio di 39 persone, mentre continuano i trasferimenti a causa delle condizioni di salute delle persone. Due giorni dopo il Tribunale dei minori di Palermo riconosce che si starebbe configurando un reato di respingimento alla frontiera e di espulsione di minori, e chiede spiegazioni al Governo. Il 13 agosto i legali di Open Arms presentano un ricorso al tribunale amministrativo (Tar) del Lazio contro il decreto sicurezza bis, emanato dal Ministero dell’Interno e cofirmato dai ministri dei Trasporti e della Difesa; così il 14 agosto il Tar del Lazio sospende il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane, accogliendo il ricorso presentato dall’organizzazione spagnola: la nave fa rotta verso l’Italia, ma comunque non riceve un porto di sbarco.
Passa Ferragosto e viene presentato un nuovo esposto alla procura di Agrigento per omissione di atti d’ufficio e altri reati. Intanto a bordo cresce la tensione: diverse persone sono trasferite per motivi medici, alcune si gettano in acqua per la disperazione. Infine il 20 agosto, dopo diversi trasferimenti, il procuratore di Agrigento sale a bordo della nave e dopo un paio d’ore decide di disporre lo sbarco e il sequestro preventivo d’urgenza della nave, ipotizzando il reato di abuso d’ufficio. Il giorno stesso la nave attracca a Lampedusa con 83 persone a bordo.