Il nuovo redditometro prevede l’obbligo di doppio contraddittorio in caso di incongruenze tra quanto dichiarato e lo stile di vita
Gli italiani hanno sperato di lasciare alle spalle il redditometro, ma con l’approvazione del nuovo decreto ministeriale del 7 maggio 2024, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, verrà riattivato lo strumento accertativo, dopo la sua sospensione disposta con l’articolo 10 del Dl 87/2018. Ma cos’è il redditometro e perché fa così discutere?
Nuovo redditometro, cos’è
Il nuovo redditometro, introdotto con un decreto ministeriale serve per correggere una stortura che si è creata nel 2018, quando il Governo Conte 1 ha abolito il decreto ministeriale del 16 settembre 2015, il cosiddetto ‘redditometro’ del Governo Renzi, e aveva contestualmente stabilito che si dovesse emanare un nuovo decreto con dei paletti precisi a garanzia del contribuente, in modo da limitare al minimo il contenuto induttivo dell’accertamento, e privilegiando sempre il dato puntuale a garanzia del contribuente.
Ma quel decreto, come rileva il viceministro al Mef Maurizio Leo, non è mai stato emanato e, invece di favorire il contribuente, si è creato un vuoto nei limiti all’azione dell’amministrazione finanziaria nell’applicazione dell’accertamento sintetico, introducendo di fatto un meccanismo di redditometro permanente e senza alcuna limitazione.
I calcoli sul reddito saranno effettuati sulla base delle spese presuntivamente attribuibili al contribuente incrociando tra loro più parametri che vanno dalla composizione dei nuclei familiari (11 tipologie) alla distribuzione sulle varie aree (5) del territorio nazionale, tenendo in filigrana la percentuale di risparmio che il contribuente accantona annualmente, sulla base delle spese denunciate.
Si imputano al contribuente anche le spese che risultano sostenute dai familiari fiscalmente a carico. Viceversa non saranno presi in considerazione i costi relativi «esclusivamente ed effettivamente» all’esercizio di attività d’impresa o di lavoro autonomo, a patto di avere le relative pezze d’appoggio.
I costi per gli investimenti si assumono al netto dei disinvestimenti effettuati nell’anno e nei quattro anni precedenti l’acquisto. L’acquisto di immobili non prenderà in considerazione esclusivamente la cifra sborsata ma sarà computato al netto del mutuo stipulato per l’acquisto.
Ma qual è dunque lo scopo del redditometro? È permettere al Fisco di comprendere se la dichiarazione del contribuente sia compatibile con il tenore di vita. Perciò significa che si accenderanno le spie tutte le volte in cui un soggetto abbia più spese delle entrate, in quanto potenzialmente idonee a provare l’esistenza di entrate in nero.
Naturalmente non basterà non dichiarare per eludere le maglie del redditometro: la situazione, anzi, in quel caso rischia di diventare punitiva a priori.
In assenza di dati rinvenibili nell’anagrafe tributaria, infatti, i ragionieri dell’Erario prenderanno in considerazione stime Istat che però potrebbero essere totalmente errate rispetto alla posizione contributiva in esame.
Si ricorda che la normativa del redditometro prevede un doppio contraddittorio con il contribuente, prima, nella fase propriamente istruttoria, al fine di reperire le informazioni utili alla formazione dell’atto di accertamento, e dopo, sotto forma di avvio della procedura di accertamento con adesione.
“Dopo sei anni, il Governo di centrodestra è finalmente intervenuto e ha emanato un decreto, preventivamente condiviso con le associazioni dei consumatori, l’Istat e il garante della privacy, che fissa dei paletti precisi a garanzia del contribuente e introduce, tra le altre cose, anche un doppio contraddittorio obbligatorio. Dunque – aggiunge Maurizio Leo – non c’è alcun ritorno al vecchio redditometro, ma solo più garanzie per i contribuenti. In più, il centrodestra conferma l’impegno per combattere i grandi evasori fiscali, in un contesto di totale rispetto dei diritti dei contribuenti”.
Consumi, Investimenti, Risparmio e Spese per trasferimenti sono le 4 categorie utilizzabili per i controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Quindi sono comprese le spese per alimenti e bevande, abbigliamento, mutuo, affitto e utenze o lavori di manutenzione, così come per il bollo auto, assicurazioni o pezzi di ricambio.
Dentro ci saranno anche le spese mediche o le visite mediche, oltre alle tasse e contributi versati e pagamenti per l’assegno all’ex coniuge.