In Italia sono diversi i partiti politici che inseriscono il nome del leader all’interno del simbolo. Ma cosa succede nel resto d’Europa?
Nel panorama del dibattito politico in vista delle imminenti elezioni europee, il focus si è recentemente concentrato sull’inclusione dei nomi dei leader all’interno dei simboli elettorali, una pratica adottata da vari partiti italiani. Tale tendenza è emersa, tra gli altri, nei simboli di Fratelli d’Italia, della Lega e di Azione, mentre il Partito Democratico, sotto la guida di Elly Schlein, ha optato per un simbolo privo di riferimenti personali. Questo fenomeno è unico nel contesto italiano, come confermano le analisi condotte da Pagella Politica, che evidenziano l’assenza di tale pratica nei tre principali Paesi dell’Unione Europea: Germania, Francia e Spagna. Questa peculiarità italiana può essere attribuita in parte al sistema elettorale e al predominio del personalismo che caratterizza da tempo la politica italiana.
Com’è la situazione in Italia
Prima di esaminare più approfonditamente i casi spagnoli, francesi e tedeschi, è opportuno analizzare i simboli presentati in vista delle prossime elezioni europee. Il termine per la presentazione dei simboli delle liste è scaduto il 22 aprile, con un totale di 42 simboli presentati, di cui 11 includono il nome del leader del partito. Ad esempio, il simbolo di Fratelli d’Italia riporta il nome “Giorgia Meloni”, mentre quello della Lega menziona “Salvini Premier”, e Azione presenta il riferimento “con Calenda”. Anche se è da notare che nel simbolo di Forza Italia è ancora presente la scritta “Berlusconi presidente”, nonostante il decesso dell’ex presidente del Consiglio quasi un anno fa.
Altre sette liste elettorali includono nel loro simbolo il nome del leader di partito: “Libertà” di Cateno De Luca, “Stati Uniti d’Europa” formata da Italia Viva e Più Europa, “Referendum e democrazia con Cappato” di Marco Cappato, “Democrazia sovrana e popolare” di Marco Rizzo e Francesco Toscano, “Sacro romano impero cattolico” di Mirella Cece, “Movimento poeti d’azione” di Alessandro d’Agostini, e “Italia dei diritti” di Antonello De Pierro. È importante notare che non tutte le 42 liste elettorali saranno presenti sulla scheda delle elezioni europee dell’8 e 9 giugno. Alcune liste devono ancora raccogliere le firme necessarie per partecipare al voto, mentre altre hanno depositato il logo al Ministero dell’Interno come mera formalità.
Quando nasce la pratica di inserire i nomi nei simboli
La pratica italiana di includere i nomi dei leader nei simboli elettorali ha radici che risalgono a oltre trent’anni fa. Fino al 1992, durante la Prima Repubblica, nessun partito aveva mai inserito il nome del proprio leader nel simbolo, poiché la politica era prevalentemente ideologica. Tuttavia, con la fine della Prima Repubblica e il declino delle grandi ideologie, il personalismo è divenuto predominante, portando all’inclusione dei nomi nei simboli a partire dal 1992.
Cosa succede nel resto d’Europa
In Spagna, i loghi dei partiti sono caratterizzati da una maggiore semplicità rispetto a quelli italiani e raramente includono il nome dei loro leader. Ad esempio, il Partito Socialista Operaio Spagnolo (PSOE), il più votato alle elezioni europee del 2019, ha un logo composto dall’acronimo del partito e una rosa. Anche il Partito Popolare spagnolo ha un logo composto solo dalle sue iniziali, “PP”, mentre il logo di VOX, principale partito di estrema destra, riporta solo il nome del partito.
La situazione è simile anche in Francia, dove i simboli elettorali dei partiti non includono i nomi dei loro leader, a eccezione di Emmanuel Macron, che ha introdotto il suo partito En Marche! nel 2016, giustificando tale scelta con la natura semipresidenziale del sistema francese. Tuttavia, nel 2022 En Marche! ha cambiato nome in Renaissance.
In Germania, non c’è mai stata una discussione sulla possibilità di includere i nomi dei leader nei simboli dei partiti durante le campagne elettorali. I simboli dei partiti tedeschi sono generalmente semplici, spesso composti dall’acronimo del partito stesso, come nel caso dell’Unione Cristiano-Democratica di Germania (CDU), del Partito Socialdemocratico di Germania (SPD), di Alternative für Deutschland (AfD) e di Bündnis 90/Die Grünen.
In generale, si può notare come la differenza principale tra l’Italia e gli altri tre grandi Paesi europei riguarda il sistema elettorale. Mentre in Italia gli elettori possono esprimere preferenze per i candidati, nei Paesi come Germania, Francia e Spagna, i partiti presentano liste bloccate, senza la possibilità di preferenze individuali. Questa differenza potrebbe spiegare l’insistenza dei partiti italiani nell’includere il nome del leader nei simboli, soprattutto quando il leader stesso è candidato al Parlamento europeo.