Dopo la decisione del tribunale di Catania, che sabato scorso ha disposto la liberazione di quattro tunisini trattenuti nel nuovo centro per il rimpatrio di Pozzallo, si è subito messa in moto la macchina contro la giudice che non ha convalidato il fermo dichiarando illegittimo il decreto del ministero dell’Interno. Lei, Iolanda Apostolico, si è vista costretta a chiudere il proprio account Facebook.
Ma il Giornale ha fatto in tempo a passarlo al setaccio e oggi dedica il titolo di apertura proprio ai “segreti della toga pro-Ong”. Secondo il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti, “emergono indicazioni ben precise sulle sue preferenze politiche”.
Il giornale punta il dito contro le iniziative della toga – 59enne, originaria di cassino in provincia di Frosinone – che non è iscritta ad alcuna corrente della magistratura. Come la condivisione sulla propria bacheca di una petizione che nel 2018 chiedeva una “mozione di sfiducia” nei confronti dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini. Oppure quella del 2016: “L’Europa apra le porte ai migranti e usi i finanziamenti per garantire viaggi aerei sicuri”.
Per non parlare del reportage fotografico realizzato nel maggio 2011 sull’attracco del traghetto Flaminia a Catania con 1.300 migranti in arrivo da Lampedusa. Il titolo della gallery è “Moderna Deportazione”.
Il quotidiano passa in rassegna anche i like e le pagine seguite dalla giudice, incluse quelle di Open Arms, l’Ong spagnola che ha portato Savini a processo, di Democrazia e Autonomia, il partito fondato da Luigi De Magistris, e di Possibile di Pippo Civati.
Il Giornale evidenzia anche come la giudice, arrivata a Catania da oltre vent’anni, sia “da tempo sposata con Massimo Mingrino, funzionario giudiziario vicino agli ambienti politici rossi e simpatizzante di Magistratura Democratica”, una corrente all’interno dell’Associazione nazionale magistrati.
La destra all’attacco
L’articolo non ha fatto che rinfocolare le accuse che da giorni vengono lanciate da destra. A cominciare da Fratelli d’Italia. “È gravissimo il fatto che chi ha giudicato il caso” abbia “manifestato sui social, poi chiusi ad orologeria, convinzioni politiche contro Salvini e a favore delle politiche immigrazioniste delle Ong“, attacca in una nota Sara Kelany, responsabile immigrazione del partito della premier Giorgia Meloni.
La magistrata, scrive, “giudica in evidente violazione dell’articolo 111 della Costituzione, che impone che ogni processo si svolga di fronte ad un giudice terzo ed imparziale. Chiederemo lumi per comprendere se si siano travalicati i limiti fissati dalla Carta Costituzionale“.
La stessa Meloni è intervenuta sui social per attaccare chi, secondo lei, remerebbe contro il governo. “Tutto diventa molto più difficile se nel frattempo altri Stati lavorano nella direzione diametralmente opposta, e se perfino un pezzo di Italia fa tutto il possibile per favorire l’immigrazione illegale. E non parlo solo della sinistra ideologizzata e del circuito che ha i propri ricchi interessi nell’accoglienza”, scrive la premier.
“Sono rimasta basita di fronte alla sentenza del giudice di Catania, che con motivazioni incredibili”, dice, “rimette in libertà un immigrato illegale, già destinatario di un provvedimento di espulsione, dichiarando unilateralmente la Tunisia Paese non sicuro (compito che non spetta alla magistratura) e scagliandosi contro i provvedimenti di un governo democraticamente eletto“. A ogni modo il governo, promette, “continuerà a difendere i confini”.
Salvini: “Gravi notizie sull’orientamento della giudice”
Anche il vice premier Salvini non ha lesinato critiche. “Le notizie sull’orientamento politico del giudice che non ha convalidato il fermo degli immigrati sono gravi ma non sorprendenti“, denuncia annunciando azioni da parte del Carroccio. “La Lega chiederà conto del comportamento del giudice siciliano in Parlamento perché i tribunali sono sacri e non possono essere trasformati in sedi della sinistra”.
Il ministro dei Trasporti quindi ricorda che venerdì sarà a Palermo per l’udienza del processo Open Arms. “Rischio fino a 15 anni di carcere per aver difeso i confini e ridotto drasticamente sbarchi e tragedie in mare. Chi ha la coscienza pulita non si fa intimidire. Ed è con questo spirito che faremo la riforma della Giustizia, con separazione delle carriere e responsabilità civile dei magistrati che sbagliano“.
L’Anm respinge le accuse alla giudice
L’Associazione nazionale magistrati dal canto suo difende la giudice catanese. “L’Anm di Catania esprime una posizione ferma e rigorosa a tutela della collega Iolanda Apostolico, persona perbene che ha lavorato nel rispetto delle leggi, e respinge con sdegno le accuse a lei rivolte. Il rapporto tra potere esecutivo e giudiziario andrebbe improntato a ben altre modalità”, dice il presidente dell’Anm di Catania Alessandro Rizzo.