Durato meno di due anni, il gruppo fondato da Rainaldo Graziani era di matrice neofascista e abbracciava alcuni aspetti della cultura neopagana
Come prevedibile, lo scandalo scoppiato in seguito ai post pubblicati dall’influencer Maria Rosaria Boccia si è concluso con le dimensioni del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. A sostituirlo è arrivato Alessandro Giuli, attuale direttore del museo di arte contemporanea MAXXI di Roma, giornalista vicino alle posizioni di Fratelli d’Italia ed ex vicedirettore del Foglio. Da giovane ha militato negli ambienti dell’estrema destra romana, iscrivendosi a soli 14 anni al Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Movimento Socialista Italiano (MSI). Secondo alcune testimonianze, sarebbe poi approdato in Meridiano Zero, movimento politico di stampo neofascista fondato da Rainaldo Graziani, figlio del dirigente di Ordine nuovo.
Le caratteristiche di Meridiano Zero
Nato l’8 settembre 1991, data che richiama quella dell’armistizio di Cassabile, Meridiano Zero rappresentava un’alternativa ad altri gruppi di destra esistenti negli anni ’90 e si poneva l’obiettivo di portare avanti una politica diversa, più attenta alle esigenze dei giovani e al sociale.
Al suo interno c’erano vari militanti fuoriusciti dal Fronte della Gioventù, considerato troppo ancorato al passato per essere davvero utile. Il movimento abbracciava anche alcuni aspetti del neopaganesimo, come la celebrazione del solstizio (in estate e in inverno), oltre ad alcuni rituali legati al culto della pietas romana e al Natale di Roma, che veniva festeggiato il 21 aprile sul colle Palatino e ai Fori Imperiali.
I presunti atti violenti compiuti dai militanti
Secondo le ricostruzioni di alcuni giornalisti, all’interno di Meridiano Zero non sarebbe mancata una frangia più violenta, propensa ad atti come assalti agli immigrati e collusioni con i naziskin. Inoltre, risalirebbe al 19 novembre 1992 l’aggressione a un liceale del Liceo Newton, a Roma, reo di aver rifiutato un volantino del movimento fuori da scuola, che avrebbe portato a una perquisizione delle sedi di via Catania 96 e di via Maurizio Attendolo 10. I militanti di Meridiano Zero furono anche accusati di aver fatto esplodere una sede del Partito Democratico della Sinistra (PDS), ma non emersero mai delle prove in grado di dimostrare la loro effettiva colpevolezza.
La fine prematura di Meridiano Zero
Lo scioglimento di Meridiano Zero avvenne nel 1993, appena due anni dopo la nascita del gruppo, in seguito all’entrata in vigore della legge Mancino contro l’odio razziale. Al momento di presentare alla Digos il dissolvimento, il movimento politico promise comunque di proseguire l’attività per superare la “logica neofascista, che comunque abbiamo rappresentato, e di questo siamo fieri, ma che oltre a un patrimonio indissolubile rappresenta anche un ostacolo per garantire una continuità con il futuro”.
L’origine del nome
Il nome del movimento derivava dal libro “Trattato del Ribelle” del filosofo tedesco Ernst Jünger, il cui pensiero rappresentava un esempio da seguire per il gruppo. Il ribelle del libro di Jünger è un “uomo concreto che agisce nel caso concreto” e, nonostante le insidie del mondialismo e della globalizzazione, riesce a lottare con le proprie forze per riappropriarsi delle “libertà naturali”, negate o limitate dal sistema in cui vive. Per autorealizzarsi, questa figura deve attraversare il “meridiano zero” e riappropriarsi della propria identità, usando un faro morale diverso da quello, ingannevole, offerto dalle istituzioni.
Potrebbe interessarti anche questo articolo: Sangiuliano: “Con Boccia c’è stato un rapporto personale”