Non c’è un problema di classe dirigente dentro Fratelli d’Italia. La conferenza stampa di inizio anno della presidente del Consiglio Giorgia Meloni è l’occasione per respingere una volta di più l’accusa di “familismo” dentro il partito che ha fondato oltre dieci anni fa. “Comincia a stufarmi”, sbotta e invita a guardare piuttosto in casa della sinistra, dove albergano “due coppie di coniugi”, dice alludendo a Partito democratico e Sinistra Italia.
Nelle oltre tre ore in cui risponde a più di 40 domande, la premier difende la scelta di affidare la segreteria politica di FdI alla sorella Arianna, moglie del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. “Da 30 anni è militante”, dai tempi del Movimento sociale italiano. E “si sa che quando dedichi tanto tempo alla politica le persone diventano amici, moglie o marito. Ma non toglie il valore del militante”. Quindi un’altra stoccata: “Forse la dovevo mettere in una partecipata statale come fanno gli altri. L’ho messa a lavorare nel partito”.
Il deputato Pozzolo sospeso da Fratelli d’Italia
Allo stesso modo Meloni circoscrive l’incidente del veglione di Capodanno che ha coinvolto il deputato di FdI Emanuele Pozzolo, di cui pure stigmatizza il comportamento tanto da averne chiesto la sospensione dal partito perché “chiunque detenga un’arma ha il dovere legale e morale di custodirla con serietà e responsabilità”. La premier nega però esista un problema di selezione all’interno del partito, anche se “c’è sempre qualcuno che fa un errore”. Se questa è la premessa, Meloni mette in chiaro di “non essere disposta” a farsi carico da sola della responsabilità di governo se le persone che le stanno attorno non ne condividono il peso: “Questa responsabilità vale per tutti. E su questo intendo essere rigida”.
Quindi evoca trame oscure e ribadisce di “non essere ricattabile”, come aveva detto durante la formazione del governo, nel settembre del 2022. “Penso che qualcuno in questa Nazione abbia pensato di poter dare le carte, ma in uno Stato normale non ci sono condizionamenti, l’ho visto accadere e non dico di più”, dice senza fare nomi. “Vedo degli attacchi e pensano che ti spaventi se non fai quello che vogliono, ma io non sono una che si spaventa facilmente, preferisco cento volte andare a casa. Hanno a che fare con la persona sbagliata. Ci sono quelli che pensano che possono indirizzare le scelte, ma con me non funziona, io sono il premier”.
Il caso Verdini e le commesse Anas
La premier minimizza anche un altro caso spinoso che ha messo in imbarazzo il governo, l’inchiesta Anas che ha portato agli arresti domiciliari Tommaso Verdini, figlio di Denis e fratello di Francesca, compagna del ministro dei Trasporti Matteo Salvini. Meloni invita ad attendere gli sviluppi dell’inchiesta e a “non commentare teoremi“, ricordando come le intercettazioni al centro delle indagini riguardino il “precedente governo” mentre il leader del Carroccio “non viene chiamato in causa e quindi ritengo non debba riferire in Aula”.
Le elezioni europee e le alleanze a Bruxelles
Sul capitolo delle elezioni europee, in programma il prossimo giugno, la premier non scioglie la riserva ma non esclude una candidatura: “Non sarebbe una presa in giro dei cittadini, come dice qualcuno, i cittadini lo sanno che non andrai in Europa, ma è un modo per dare un giudizi. Niente conta di più per me che sapere di avere il consenso dei cittadini”. A ogni modo è “una decisione da prendere con gli altri leader della maggioranza”. Intanto raccoglie la sfida per un confronto tv con la segretaria dem Elly Schlein.
Sulle alleanze a Bruxelles, ribadisce la linea: niente accordi accordi con la sinistra. FdI, che a Bruxelles fa parte del gruppo dei Conservatori, lavora a “una maggioranza alternativa” a quella attuale, composta da Popolari, Socialisti e Liberali. Meloni marca la distanza da formazioni politiche come Afd, il partito tedesco di estrema destra alleato di Salvini, rispetto al quale ci sono “distanze insormontabili”. Mentre apre spiragli al Rassemblement National di Marine Le Pen che sulla Russia “sta facendo un ragionamento interessante”.
Il Fondo salva Stati
Meloni rivendica il no del Parlamento alla riforma del Meccanismo europeo di stabilità. Il Mes “è strumento che esiste da tempo e che è obsoleto”. Forse la mancata ratifica “può diventare un’occasione per trasformarlo in qualcosa di più efficace e secondo me questa è la strada su cui lavorare perché il Mes ha delle problematicità“. Quindi un’altra stoccata al Movimento 5 stelle: “Penso sia stato un errore dire sì” alla modifica del Fondo salva Stati “sapendo che non c’era una maggioranza in Parlamento”. In questo modo l’Italia è stata messa “in una situazione difficile”.
Il no del Parlamento, assicura, non è stato affatto un “fallo di reazione” al nuovo Patto di stabilità approvato da Bruxelles. Certo, ammette, “non è il Patto che avrei voluto io” ma è una “sintesi” di cui “sono soddisfatta, alle condizioni date“.
L’economia: no a nuove tasse, sì ai tagli di spesa
Sul fronte dell’economia, la presidente del Consiglio dice che “l’obiettivo è confermare le misure” della Manovra 2024, come il taglio del cuneo fiscale, anche per il prossimo anno, ma molto dipenderà dall’andamento del Pil italiano. Di certo per recuperare risorse, ribadisce, “preferisco tagliare la spesa pubblica che aumentare le tasse, non le ho aumentate e non lo farò, e penso si possa fare un lavoro anche più preciso il prossimo anno” di spending review.
Il premierato e la legge elettorale
Sul tema della riforma costituzionale e l’introduzione del premierato, Meloni ribadisce che non saranno “toccati” i poteri del presidente della Repubblica, che “è una figura di assoluta garanzia”. Con l’elezione diretta del capo del governo “si crea un equilibrio che è assolutamente buono e si rafforza la stabilità”. Qaunto alla legge elettorale, Meloni si dice “favorevolissima al ritorno delle preferenze e alla fine delle liste bloccate”.
Migranti: “Numeri insoddisfacenti”
Sul dossier bollente dell’immigrazione, Meloni ammette che i numeri degli arrivi non sono “soddisfacenti, soprattutto rispetto alla mole di lavoro che ho dedicato a questa materia”. La linea del governo non cambia: “Lavorare in Africa, fermare le partenze, valutare l’apertura di hot spot in Africa per capire chi ha diritto a partire, parallelamente lavorare sull’immigrazione legale”. E poi rivendica: “L’Italia ha portato un approccio serio che non ha avuto problemi a farsi ascoltare. L’Italia non aveva mai posto questo problema così”.
Informazione: la Rai e la “norma bavaglio”
La premier difende quella che è stata ribattezzata “norma bavaglio”, ovvero l’emendamento presentato dal deputato di Azione Enrico Costa alla legge di delegazione europea, già approvato dalla Camera, che vieta la pubblicazione “integrale o per estratto” del testo delle ordinanze di custodia cautelare. “Non toglie il diritto del giornalista a informare, il giornalista può conoscere gli atti e riportarli ai cittadini”, sostiene. “Non vedo bavagli”, insiste. “A me pare una inziativa di equilibrio tra il diritto di informare e il diritto del cittadino, prima della condanna, a non ritrovare sui giornali particolari infamanti”.
Quanto alla Rai, a chi parla di “Telemeloni” e di occupazione del servizio pubblico da parte del centrodestra, la leader di FdI dice che il governo sta “facendo un riequilibrio”.
Le priorità del 2024: burocrazia, giustizia e Pnrr
Quanto alle priorità del governo nel 2024, la premier indica la riforma della giustizia e il contrasto alla burocrazia, per rilasciare gli investimenti esteri, oltreché il Pnrr, il Piano di ripresa e resilienza.