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Tre corone floreali in via Salaria 123 in memoria di Massimo D’Antona, studioso di diritto del lavoro assassinato il 20 maggio 1999 per mano delle nuove Brigate Rosse. A rendere omaggio alla targa posta nel luogo dell’assassinio, si sono recati il ministro del lavoro, Andrea Orlando, e Maurizio Landini, segretario nazionale della Cgil. E in più c’è un importante messaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Che ha parlato di lui come di un esempio da seguire in questi mesi difficili.
Mattarella: “Dobbiamo perseguire l’obiettivo di D’Antona”
D’Antona, ha sottolineato Mattarella, era “un riformatore, un uomo del dialogo che ha posto la propria passione civile a servizio del progresso del Paese. Per questo è stato ucciso da terroristi sconfitti, ridotti ormai a una banda di killer sanguinari“.
Ecco perché, ha spiegato Mattarella, l’Italia si deve modernizzare. “Per onorare gli uomini che hanno pagato con la vita il loro impegno per migliorare le condizioni di lavoro e per costruire politiche pubbliche capaci di ridurre le diseguaglianze“, ha sottolineato il capo dello Stato. E tale obiettivo andrà perseguito “con servizi efficienti e più facile accesso all’occupazione“.
“Guidare i processi economici e civili, cercando di rendere più moderno il Paese, con le sue imprese e la sua pubblica amministrazione. E, al tempo stesso, garantire inclusione e coesione. Questo resta un traguardo verso il quale orientare l’azione delle istituzioni, dei corpi sociali, dei cittadini“, ha quindi aggiunto Mattarella nel suo messaggio.
Il ricordo di Landini: “Massimo anticipò i tempi”
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Oltre a quello di Mattarella, però, è da riportare anche il ricordo di Maurizio Landini. “Massimo D’Antona ha anticipato i tempi. Aveva visto già con molta lungimiranza la necessità di affermare i valori della nostra costituzione attraverso un diritto del lavoro che per legge sancisce anche la rappresentanza delle organizzazioni sindacali e il valore generale dei contratti. La questione su cui lui aveva lavorato credo che sia il tema con cui noi oggi siamo chiamati a fare i conti. Vista anche la quantità di contratti pirata che esistono e la precarietà nel lavoro che si è diffusa“, ha dichiarato il segretario generale della Cgil in occasione dell’anniversario dell’uccisione di Massimo D’Antona per mano delle nuove Br.