Dopo l’ultimo monitoraggio dell’Iss, non si esclude che già in questo finesettimana una città come Milano possa finire in lockdown. Il governo potrebbe prendere nelle prossime ore per provare a piegare la curva del Covid-19. Il fronte del rigore all’interno dell’esecutivo si rafforza sull’onda dei numeri: il piano è partire dalle città metropolitane. Previste zone rosse, limitazione dello spostamento tra Regioni e chiusura di alcune attività nelle aree con più contagi.
Giuseppe Conte era determinato ad attendere ancora qualche giorno, per poi procedere con un nuovo dpcm che sarebbe entrato in vigore il 9 novembre. Ma il virus corre troppo ed esitare si fa sempre più rischioso: nell’entourage del presidente del Consiglio ammettono che “la situazione epidemiologica cambia in fretta”. Nessuno se la sente di escludere che molto presto il governo si veda costretto a mettere nero su bianco le regole di una nuova stretta.
Lockdown anche in altre città, oltre a Milano?
Il lockdown Milano non viene però ritenuto sufficiente. Il governo tratta con il sindaco Sala e con la Regione Lombardia per il blocco dell’area metropolitana dove ci sono migliaia di nuovi contagiati e ospedali in grave affanno, in alcuni casi a rischio collasso. Il divieto di spostamento per i cittadini e il blocco di tutte le attività, ad esclusione di quelle essenziali, diventerebbe operativo già da lunedì. La stessa misura potrebbe essere presa anche in quelle altre città che mostrano un incremento di nuovi positivi rispetto ai tamponi effettuati e una saturazione dei posti disponibili nei nosocomi e nelle terapie intensive. È il caso di Napoli, Bologna, Torino e Roma. In Campania il presidente De Luca ha chiuso tutte le scuole, nidi compresi e la scelta ha innescato un duro scontro nel governo.
Dopo il pressing delle opposizioni (e ancor più dei partiti che lo sostengono) Conte ha deciso di condividere scelte e responsabilità. Ha chiesto ai presidenti di Camera e Senato, Fico e Casellati, di individuare “in piena autonomia” una sede e le modalità per avviare un confronto costante con il Parlamento. Mercoledì 4 il capo del governo farà il punto in Aula sulla corsa del Covid-19 e le sue comunicazioni saranno messe ai voti: un nuovo dpcm prima di quella data sarebbe quasi uno schiaffo al legislatore.
Un altro dilemma: chiudere o no tutte le scuole
Conte ha riunito i capi delegazione e ora deve scegliere se chiudere o no tutte le scuole. Si va verso la sospensione delle lezioni in presenza in tutta Italia, anche per elementari e medie. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha mostrato uno studio di Lancet sul rischio di contagio tra i banchi e il dem Franceschini ha stupito la delegazione 5 Stelle quando ha detto che “la scuola non è mica un altro pianeta” rispetto agli altri settori. “A difendere la scuola è rimasta solo Lucia Azzolina”, è il commento sconsolato di un esponente del M5S al termine del vertice serale a Palazzo Chigi. La ministra dell’Istruzione si è trovata quasi sola a difendere la tesi che la scuola deve restare aperta, su modello di Francia e Germania.