Libano: qual è la posizione del governo italiano?

Il governo italiano mostra incertezze sulla missione militare in Libano, valutando sia un ritiro che un rafforzamento del mandato UNIFIL

L’invasione del Libano da parte dell’esercito israeliano, iniziata martedì scorso, ha riacceso il dibattito in Italia riguardo all’impiego del contingente militare italiano che si trova nell’area. L’Italia è parte della missione UNIFIL, istituita dall’ONU nel 1978 e rafforzata nel 2006, con l’obiettivo di garantire il rispetto del confine tra Israele e Libano e promuovere una tregua stabile e duratura tra i due paesi.

Attualmente, vi sono impiegati tra i 1.000 e i 1.100 soldati italiani nella missione UNIFIL, oltre a 15 soldati impegnati in un’altra missione bilaterale, la MIBIL, che ha il compito di addestrare le forze di polizia libanesi.

Libano: qual è la posizione del governo italiano?

Martedì pomeriggio, durante una riunione d’emergenza convocata dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, il governo ha discusso riguardo il peggioramento della situazione in Libano. Alla riunione hanno partecipato vari ministri e i dirigenti dei servizi segreti, che hanno analizzato i diversi scenari possibili.

Sebbene per il momento sia stata esclusa l’ipotesi di un ritiro improvviso del contingente italiano, non è del tutto improbabile che, con un’ulteriore escalation del conflitto, si possa arrivare a una sospensione della missione.

Tuttavia, una decisione in tal senso richiederebbe un’approvazione da parte delle Nazioni Unite o, almeno, una concertazione tra i principali paesi partecipanti alla missione.

Il governo italiano ha idee un po’ confuse sulla missione militare in Libano
Il governo italiano ha idee un po’ confuse sulla missione militare in Libano – ANSA – Newsby.it

 

Mercoledì, i ministri degli Esteri e della Difesa, Antonio Tajani e Guido Crosetto, hanno riferito al Parlamento che sono già stati aggiornati i piani di evacuazione e che sono state effettuate delle esercitazioni per preparare una possibile smobilitazione del contingente italiano in pochi giorni, utilizzando mezzi aerei e navali.

Nonostante le discussioni, emerge una certa contraddizione nelle posizioni del governo italiano. Da un lato, i consiglieri della presidente Meloni e dei ministri Tajani e Crosetto sembrano orientati verso un eventuale ritiro del contingente. Dall’altro, lo stesso governo ha recentemente chiesto all’ONU di rafforzare il mandato della missione UNIFIL, in modo da permettere ai militari di operare con maggiore autonomia e prontezza, indipendentemente dalle autorità libanesi. Entrambe le opzioni – ritiro o rafforzamento del mandato – sembrano per il momento poco probabili.

La missione UNIFIL ha origine nel 1978, in risposta all’invasione israeliana del Libano avvenuta come ritorsione per gli attacchi terroristici dei miliziani palestinesi che avevano la loro base in Libano. Nel 2006, Israele invase nuovamente il Libano in risposta agli attacchi di Hezbollah, il potente gruppo politico e militare libanese. In quel contesto, l’ONU adottò la Risoluzione 1701, rafforzando il mandato di UNIFIL e stabilendo regole precise per l’operato dei militari coinvolti.

La missione UNIFIL si prefigge obiettivi ambiziosi e complessi. Tra questi, il più importante è favorire una distensione diplomatica tra Israele e Libano, scoraggiando le incursioni militari israeliane e le attività di Hezbollah. UNIFIL è incaricata di garantire che la zona meridionale del Libano, tra il fiume Leonte e il confine con Israele, rimanga demilitarizzata.

Solo i militari di UNIFIL e le forze governative libanesi sono autorizzati a portare armi in quell’area. La missione include anche il compito di prevenire il traffico illegale di armi, spesso destinato a Hezbollah, e di assistere la popolazione civile.

Tuttavia, mettere in pratica questi obiettivi non è facile. Il contingente UNIFIL deve operare in collaborazione con l’esercito libanese, considerato mal addestrato e poco affidabile. Inoltre, Hezbollah è un interlocutore inevitabile nella regione e i negoziati spesso richiedono un dialogo indiretto con il gruppo. Anche il confine tra Israele e Libano è oggetto di contesa e difficile da definire chiaramente.

Per questo motivo è stata istituita la cosiddetta “blue line“, una linea immaginaria che funge da frontiera provvisoria tra i due paesi. UNIFIL ha il compito di installare torrette di sorveglianza lungo questa linea, per segnalare la demarcazione.

Se da un lato la presenza dei militari dell’ONU ha probabilmente evitato un’escalation maggiore degli scontri tra Israele e Hezbollah, dall’altro, a 18 anni dalla sua rifondazione, la missione UNIFIL ha raggiunto solo parzialmente i suoi obiettivi. Le tensioni tra Libano e Israele sono ancora forti e l’esercito libanese rimane inadeguato a confrontarsi con l’esercito israeliano, mentre Hezbollah ha consolidato la propria influenza nella regione.

In questo contesto, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha chiesto una ridefinizione del mandato di UNIFIL, per dare più poteri e nuove regole d’ingaggio ai militari ONU. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha sollecitato il Consiglio di Sicurezza dell’ONU a discutere della questione, tramite l’ambasciatore italiano Maurizio Massari, che ha incontrato Jean-Pierre Lacroix, vicesegretario dell’ONU per le missioni di peacekeeping.

Le possibilità di un cambiamento significativo del mandato di UNIFIL sembrano però limitate. Per ottenere un voto favorevole, sarebbe necessaria l’unanimità nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, dove paesi come Cina e Russia hanno diritto di veto e potrebbero opporsi. Inoltre, dare più poteri ai militari di UNIFIL potrebbe esporli maggiormente al rischio di essere coinvolti negli scontri tra Israele e Hezbollah, aumentando il pericolo per la loro sicurezza.

Nel frattempo, la missione MIBIL, che è una missione bilaterale Italia-Libano, è stata quasi completamente sospesa. A causa dei recenti bombardamenti israeliani su Beirut, il contingente italiano impiegato per addestrare le forze di polizia libanesi è stato ridotto da 100 a 15 unità.

La situazione di UNIFIL è diversa, dato che la missione coinvolge 50 paesi di tutto il mondo. Il contingente italiano è il più numeroso dopo quello indonesiano, e il suo ruolo è fondamentale sia a livello politico che diplomatico. Tuttavia, con l’intensificarsi degli attacchi israeliani, le attività di UNIFIL sono state ridotte. I contingenti sono al riparo nelle loro basi e le operazioni di monitoraggio sono limitate.

L’esercito israeliano ha chiesto a UNIFIL di partecipare alle “incursioni limitate” sul territorio libanese, ma i contingenti dell’ONU hanno rifiutato, sottolineando che ciò violerebbe il loro mandato e la Risoluzione 1701.

Nonostante le difficoltà e le contraddizioni, i militari di UNIFIL continuano a svolgere tre funzioni fondamentali: offrire assistenza alla popolazione civile, fungere da deterrente contro una possibile escalation del conflitto e mantenere un canale di dialogo tra Israele e Libano. Tuttavia, la situazione resta precaria e i rischi per i contingenti internazionali sono ancora alti.

Gestione cookie