[scJWP IdVideo=”UlbtBBjS-Waf8YzTy”]
Il referendum sulla giustizia si è rivelato un flop storico per la scarsa affluenza degli elettori. E le polemiche non mancano, molte delle quali intorno alla Lega. E infatti tra chi è tornato sulla vicenda c’è Matteo Salvini, in particolare a proposito del caos nei seggi di Palermo.
La polemica di Salvini per i fatti di Palermo
“Poter cambiare la giustizia riguarda 60 milioni di italiani. Che qualcuno goda della non partecipazione al voto mi sembra miope – si è lamentato Salvini incontrando la stampa –. Una giustizia giusta conviene anche ai sindaci del Pd. Poi vincere a Palermo, come centrodestra, è significativo. Che però ci siano 200 denunce alla Procura è una situazione fuori dal mondo. Il diritto al voto di migliaia di persone è stato rubato“.
“A mezzogiorno, con 38 seggi ancora chiusi, mi sono permesso di chiamare il Quirinale. Mi sembrava una situazione di furto di democrazia da quarto mondo. Spero venga a galla cosa è successo“, si è lamentato Salvini. Quindi il leader della Lega ha riaperto una sua polemica di lunga data: “Dal Viminale ho visto che il ministro Lamorgese è intervenuta tempestivamente. Cioè alcune ore dopo. Ma che io abbia dovuto disturbare Mattarella perché è stato rubato il volto a migliaia di persone… neanche dall’altra parte del mondo. In un Paese normale se ne parlerebbe. Invece qui solo qualche trafiletto“. Con Mattarella, ha aggiunto, “ci siamo sentiti al telefono“.
Lega nel mirino degli avvocati penalisti (ma non tutti)
Nei confronti della Lega, e indirettamente di Salvini, si è intanto scagliata una parte del mondo della legge che sosteneva il referendum. Si tratta dell’Unione Camere Penali, che in una nota ufficiale ha contestato il modo in cui la politica ha gestito la vicenda. In particolare si contesta “l’assurdità di un’iniziativa referendaria appaltata a una forza politica in esclusiva“. Tanto più che, secondo gli avvocati penalisti, il tutto ha riguardato “quesiti scelti e scritti senza interpellare nessun soggetto politico, associativo, accademico, culturale tradizionalmente vicino al patrimonio delle idee liberali della giustizia“.
Il comunicato, peraltro, non ha messo d’accordo l’intera categoria. Tra gli avvocati contrari all’iniziativa dell’Unione Camere Penali, c’è Beatrice Saldarini, presidente della Camera Penale di Milano. Con lei anche Simona Giannetti, iscritta all’Unione e consigliera generale del Partito Radicale. “Da sempre facciamo le nostre battaglie sui contenuti – si è lamentata con l’agenzia AGI –. Tanti avvocati, invece, non hanno raccolto le firme perché c’era la Lega. Non era la battaglia di un partito e sarebbe dovuta essere prima di tutto quella dei penalisti“.